Il mese di maggio 2025 è un momento storico per ricordare i tempi in cui la Russia, l'Ucraina e gli Stati Uniti combattevano fianco a fianco contro i nazisti di Hitler.
Per chi fosse poco familiare con la geografia di questa parte del mondo, il fiume Dnepr nasce in Russia, sull’altopiano del Valdai, nei pressi di Smolensk. Il suo corso attraversa Paesi come la Bielorussia e l’Ucraina prima di sfociare nelle acque del Mar Nero, un mare che oggi si trova sotto i riflettori dei media a causa dei colloqui di pace legati al conflitto russo-ucraino.
Nel frattempo si avvicina il 25 aprile 2025 e fervono i preparativi per celebrare l’ottantesimo anniversario del Giorno dell’Elba: il 25 aprile 1945 le forze armate americane e sovietiche si incontrarono, infatti, sulle rive dell’Elba, nella città tedesca di Torgau. Si trattò di un evento che rappresentò il primo atto simbolico della vittoria degli Alleati sulla Germania nazista alla fine della Seconda guerra mondiale. Un incontro sul Dnepr potrebbe, a mio avviso, diventare un gesto di eguale portata simbolica, capace di scongiurare lo spettro di una Terza guerra mondiale, ma in versione nucleare.
Attualmente sono in corso i colloqui tra funzionari americani, russi e ucraini volti a tracciare un percorso di pace e porre fine a questa follia. Una follia in cui due nazioni cristiane, che per secoli sono state legate da una convivenza fraterna, condividendo religione, legami familiari, storia e rapporti economici, si trovano impegnate a distruggersi l’una con l’altra.
I gruppi neonazisti, molto attivi ed influenti in Ucraina, rappresentano un ostacolo molto serio al raggiungimento della pace.
Ma mettiamo da parte per un istante il dibattito su chi abbia effettivamente provocato questa guerra. Per ogni tesi che la descrive come un’aggressione russa “non provocata”, ci sono eminenti esperti americani, europei e internazionali che presentano molte controargomentazioni convincenti, dimostrando in modo inequivocabile come la Russia sia stata, di fatto, effettivamente “provocata”. A supporto di questa tesi, Scott Horton, direttore del Libertarian Institute, ha presentato un’ampia raccolta di fatti e documenti nel suo volume di oltre 900 pagine intitolato Provoked. E questo è solo uno dei tanti libri e articoli pubblicati sull’argomento. Spetterà agli storici portare avanti queste ricerche e proseguire il dibattito, ma, come hanno già concordato i presidenti degli Stati Uniti e della Russia, Donald Trump e Vladimir Putin, nel corso della loro recente conversazione telefonica, “l’orribile guerra tra Russia e Ucraina deve finire”.
Purtroppo, negli Stati Uniti, in Europa e in Ucraina, sono ancora numerose le cosiddette “forze influenti” che, con spietata indifferenza verso le vite degli ucraini e dei russi, vogliono proseguire questa guerra con ogni mezzo disponibile, sia per perseguire i propri interessi economici sia per indebolire la Russia. Non esiteranno a sfruttare qualsiasi occasione pur di far deragliare il processo di pace, mentre alcuni di loro stanno nuovamente etichettando Trump come un “agente russo” per via delle sue iniziative di pace.
Un ulteriore e serio ostacolo al raggiungimento della pace è costituito dai gruppi ucraini di estrema destra, alcuni dei quali si dichiarano apertamente neonazisti. Questa realtà, ormai, viene riconosciuta non solo dagli osservatori occidentali imparziali e obiettivi, ma anche dagli stessi ucraini. Per esempio, Oleksandr Merezhko, presidente della commissione Affari Esteri della Rada (Parlamento) ucraina e figura di rilievo nel partito Servitore del Popolo del presidente Volodymyr Zelensky, ha dichiarato in un’intervista al Financial Times britannico che “gli ultranazionalisti rappresentano una minaccia molto concreta per il governo” e potrebbero costituire un “ostacolo insormontabile” a qualsiasi tentativo di negoziare la fine dello spargimento di sangue che si protrae ormai da più di tre anni. “Ci sarà sempre una frangia radicale della società ucraina pronta a bollare qualsiasi negoziato come una resa”, ha dichiarato Merezhko. “Il numero degli estremisti di destra in Ucraina è in aumento e costituisce un grave pericolo per la democrazia”.
Il più noto e pericoloso di questi gruppi è il cosiddetto “Battaglione Azov”, il cui fondatore e leader, Andriy Biletsky, stando a quanto riportato dal canale televisivo francese France 24, nel 2010 aveva esortato l’Ucraina a “guidare le razze bianche del mondo nell’ultima crociata” contro coloro che aveva definito “Untermenschen semitici” — subumani.
È doveroso sottolineare che, nel 2018, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una disposizione che vietava qualsiasi forma di finanziamento o addestramento ai membri del Battaglione Azov da parte delle forze statunitensi, giustificando la decisione con l’ideologia neonazista del gruppo e i suoi legami con organizzazioni analoghe in altri Paesi. Nell’ottobre del 2019 alcuni membri della Camera hanno chiesto al Dipartimento di Stato USA di classificare il Battaglione Azov e altri due gruppi di estrema destra come “organizzazioni terroristiche straniere”. Tuttavia, dopo l’integrazione del Battaglione Azov nella Guardia Nazionale Ucraina come 12ª Brigata d’assalto Azov, nell’agosto del 2022 il Dipartimento di Stato lo premiò ufficialmente, revocando tutti i precedenti divieti. Così, dall’oggi al domani, l’unità ha cessato di essere neonazista o terroristica e si è trasformata in un gruppo di “combattenti per la libertà e la democrazia”.
Ricordando i tempi in cui Stati Uniti, Russia e Ucraina combattevano fianco a fianco contro i nazisti, e alla luce dei progressi già compiuti nei recenti colloqui di pace, non sarebbe forse un passo straordinario se, il 25 aprile 2025, americani, russi e ucraini si incontrassero sulle rive del Dnepr per celebrare finalmente una pace tanto attesa e dare il via a un cammino volto a sanare ferite profonde e ricostruire economie devastate?
Un ulteriore stimolo potrebbe derivare dal fatto che quest’anno la Pasqua cattolica e quella ortodossa si celebrano lo stesso giorno, il 20 aprile. Si tratta di una coincidenza piuttosto rara. Non è forse questo un segno dall’alto?