La vicinanza storica e culturale tra l’Italia e la Russia
C’è un legame profondo e, ritengo, indissolubile che unisce Russia e Italia. Innegabilmente.
Un legame eterno che non può e non potrà mai essere inquinato o pregiudicato dai contesti storici e politici, se si ha la mente e l’anima sgombri da pregiudizi nazionali, ideologici e personali.
Non si può sottovalutare o, peggio, dimenticare l’importanza fondamentale che la grande Letteratura Russa, la Musica, il Cinema, l’Arte nelle sue forme più varie, ma anche la cooperazione industriale e di ricerca tecnologica hanno avuto – e continuano costantemente ad avere – per la crescita e la formazione intellettuale, spirituale e professionale di intere nostre generazioni. Con un principio di assoluta reciprocità.
Da molti anni la giornata del 9 Maggio e la celebrazione della memoria storica hanno assunto anche per me un profondo significato. Il valore intrinseco di questo momento di Festa mi tocca nell’intimo.
Mi trovo spesso a riflettere, e mi sorprende un po’ che il mondo Occidentale non condivida, come si dovrebbe, questo momento significativo, questo mito fondativo di una nuova era sociale e culturale. Indipendentemente dalle dinamiche politiche e dalle posizioni contingenti.
Al di là delle narrazioni storiche contese, credo non si possa, per onestà intellettuale, quasi ostentatamente ignorare il dato di fatto che il destino dell’Umanità durante la seconda Guerra Mondiale è stato in gran parte determinato dal coraggio e dal sacrificio della popolazione Russa e dei soldati Russi che si sono immolati per sconfiggere il nazi-fascismo.
Questa mia particolare sensibilità per la giornata del 9 Maggio deriva anche, e forse, dal fatto che da tempo mi sto dedicando allo sviluppo di un progetto cinematografico che intende raccontare la disfatta del Corpo di Spedizione Italiano in Russia nella seconda Guerra Mondiale a fianco delle Divisioni Germaniche. Disfatta culminata con la tragica ritirata dal suolo Russo occupato con intenzioni di conquista.
Nel particolare, il mio progetto si riferisce alle Divisioni Alpine, che furono decimate durante quella ritirata. I nostri soldati, e le loro famiglie a casa, pagarono un prezzo altissimo a causa delle scellerate decisioni del governo fascista.
Dal nostro punto di vista non possiamo né dobbiamo dimenticare quell’immane e, sostanzialmente, inutile sacrificio.
Così come non dobbiamo dimenticare che moltissimi dei nostri reduci della campagna di Russia, specialmente appartenenti alle Truppe Alpine, rientrati in patria presero coscienza della situazione e si unirono alla Lotta di Liberazione per sconfiggere in Italia il nazi-fascismo.
E’ giusto per noi ricordare il sacrificio dei nostri soldati anche a beneficio delle giovani generazioni, che devono conoscere la verità dei fatti storici da cui è derivata la costruzione del mondo contemporaneo.
Così come credo si debba sottolineare e sempre tener conto di quanto infinitesimamente più grande sia stato il sacrificio del popolo Russo.
Vorrei citare un episodio che credo sia gravido di significato e coerente alle riflessioni da me esposte sopra.
Era il 1993 e ricorreva il cinquantesimo anniversario della drammatica battaglia di Nikolajevka, Battaglia che gli Alpini dovettero affrontare non più per intento di conquista, ma per poter tornare alle proprie case, dalle proprie famiglie.
Alcuni dirigenti dell’Associazione Nazionale Alpini decisero che il modo migliore per celebrare quella circostanza fosse quello di concepire un’iniziativa per sdebitarsi, sia pur simbolicamente, con il popolo Russo.
Una iniziativa di pacificazione, solidarietà e fratellanza.
Si recarono nella città di Rossosch, nel Distretto di Voronezh, dove, durante la seconda Guerra Mondiale, aveva sede, in un edificio, il Comando delle Truppe Alpine schierate lungo il corso del Fiume Don.
Quell’edificio, nel 1993, esisteva ancora.
Gli Alpini ottennero il permesso e in forma di puro volontariato e con fondi propri misero in atto un’operazione di valore simbolico e sociale.
Decine di uomini con varie mansioni, dividendosi in turni di lavoro durati molti mesi, vennero a Rossosch dall’Italia e ristrutturarono l’edificio realizzando un Asilo che può ospitare fino a 160 bambini. L’iniziativa prese il nome di “Operazione Sorriso”.
Questi uomini dell’Associazione Nazionale Alpini furono ricevuti dal Sindaco di Rossosch e gli dissero:
“Cinquant’anni fa venimmo nella vostra Terra come invasori. Siamo venuti ora per tentare di sdebitarci e fare un gesto di pacificazione, solidarietà e fratellanza. Nell’edificio che fu sede del nostro Comando, cinquant’anni fa si alzavano al cielo ordini di guerra e di morte. Ora desideriamo si alzino verso il cielo le grida gioiose dei bambini”.
Questo piccolo, ma mi sembra significativo episodio, penso abbia il valore di esempio e confermi quanto, anche per noi, la giornata del 9 Maggio abbia un profondo significato.
Recentemente sono state pronunciate alcune parole che, al di là di qualsiasi posizione, sono convinto abbiano valore per noi tutti: “Solo conservando la Memoria Storica si può capire il prezzo pagato ieri e si può comprendere chi siamo oggi”.