Un articolo di: Edward Lozansky

Proprio mentre gli Stati Uniti e la Russia avviano i negoziati per cercare di ristabilire la cooperazione reciprocamente vantaggiosa, il Forum di partenariato transartico del titolo “Artico: territorio di dialogo” a Murmansk (26-27 marzo) diventa un esempio emblematico del percorso che, lasciando alle spalle guerre e distruzione, conduce verso la pace e il progresso.

Gli Stati Uniti e la Russia rappresentano gli attori più rilevanti nel Nord globale. Mosca, però, è avanti rispetto a Washington di circa 15-20 anni.

Il Consiglio Artico (Arctic Council, AC) riunisce otto Stati artici: Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Federazione Russa, Svezia e Stati Uniti, oltre a sei membri permanenti che rappresentano le popolazioni indigene. Istituito il 19 settembre 1996 con la firma della Dichiarazione di Ottawa da parte dei fondatori, il Consiglio Artico ha finora realizzato ben poche iniziative a favore dello sviluppo della regione, rimasta di fatto una “macchia bianca” sulla mappa del mondo. Di recente il presidente Trump è intervenuto sulla questione, ma, al di là delle ostili mire statunitensi verso Groenlandia e Canada, esiste una strada alternativa, più vantaggiosa non solo per tutti i membri del Consiglio Artico, ma anche per tutte le nazioni del pianeta. Questa strada si basa sulla cooperazione reciprocamente vantaggiosa, un modello “win-win” capace di sostituire la logica delle guerre interminabili.

In ogni caso, al momento attuale, gli Stati Uniti e la Russia rappresentano gli attori più rilevanti nel Nord globale. Mosca, però, è avanti rispetto a Washington di circa 15-20 anni, ma lascia aperte tutte le porte alla collaborazione. Questi temi andranno a costituire il fulcro del forum di partenariato transartico “Artico: territorio di dialogo” che si terrà nella città russa di Murmansk il 26 e 27 marzo. Secondo quanto riportato da Bloomberg, Washington e Mosca potrebbero consolidare una partnership in progetti transartici, dove le difficoltà geopolitiche passeranno in secondo piano. La notizia emerge proprio mentre gli Stati Uniti cercano di normalizzare i rapporti con la Russia e di garantirsi l’accesso a una regione di grande importanza economica.

Il futuro dell’Artico rappresenta uno degli esempi più promettenti. L’America dispone di ingenti risorse finanziarie e politiche, oltre a un notevole potenziale tecnologico. Si tratta di fattori che permettono agli Stati Uniti di avviare progetti su larga scala con buona rapidità. A metà marzo il Presidente Trump ha annunciato l’intenzione di commissionare la costruzione di 48 navi rompighiaccio, ipotesi che potrebbe rientrare nel progetto ICE Pact, un’iniziativa finalizzata a promuovere la cooperazione con Finlandia e Canada nel settore delle navi rompighiaccio. Trump ha sottolineato che il Canada, nazione geograficamente prossima all’Artico, “dovrebbe ottenere il suo primo rompighiaccio”, il quale, a oggi, non esiste ancora.

I piani artici della Casa Bianca hanno destato l’attenzione del Canada e della Groenlandia. Secondo il Servizio Geologico degli USA, l’Artico cela riserve straordinarie: circa 90 miliardi di barili di petrolio (equivalenti a 10 miliardi di tonnellate) e circa 16.700 trilioni di metri cubi di gas naturale. La produzione mondiale annua di gas si aggira intorno ai 4 trilioni di metri cubi: in base ai consumi attuali queste riserve saranno sufficienti per 50-60 anni, ma con lo sfruttamente delle risorse dell’Artico sarano sufficienti per soddisfare il fabbisogno dell’umanità per 40 secoli a venire. Ma l’Artico custodisce anche tutti i metalli delle terre rare, i platinoidi e i metalli non ferrosi — risorse che rappresentano quasi un quarto delle riserve minerarie globali. Quasi il 40% di queste risorse appartengono alla Russia. Partiti dalla produzione di petrolio, oggi i russi estraggono praticamente l’intera tavola periodica.

Il Presidente Vladimir Putin ha elevato la politica Artica a priorità di Stato, approvando un piano strategico per lo sviluppo dell’Artico russo con obiettivi fino al 2035. Tra tutti i Paesi membri del Consiglio Artico, la Russia detiene il maggior numero di miniere e piattaforme di perforazione nell’Estremo Nord. I giacimenti di Messoyakha, gestiti dalla Gazprom Neft, si trovano a 250 chilometri a nord del Circolo Polare Artico. La Russia possiede inoltre la metà della flotta mondiale di navi rompighiaccio, compresi otto rompighiaccio a propulsione nucleare. A San Pietroburgo la United Shipbuilding Corporation ha realizzato il complesso robotico Iceberg, che consente di effettuare l’estrazione di risorse minerarie tutto l’anno nelle acque dei mari soggetti a congelamento, raggiungendo una profondità di 4.500 metri. L’Istituto per l’Energia Atomica di Kurchatov ha sviluppato un progetto per la realizzazione di una nave sottomarina per il trasporto di gas a propulsione nucleare, equipaggiata con tre reattori atomici e capace di raggiungere, sotto i ghiacci, velocità fino a 17 nodi. Si tratta di una cisterna sottomarina la cui velocità è di poco inferiore a quella dei più avanzati sottomarini della marina Statunitense appartenenti alla classe “Los Angeles”.

I piani della Russia di inaugurare una nuova era di partenariato transartico meritano particolare attenzione nel contesto della trasformazione geopolitica globale.

Mosca sta potenziando anche la logistica dei trasporti su mare e intensificando la ricerca e lo sviluppo delle risorse minerarie nell’Oceano Artico. Il passaggio a nord-ovest, che si snoda lungo la Groenlandia e l’arcipelago artico canadese, collegando l’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico, presenta profondità ridotte che impediscono il transito di navi da carico di grande tonnellaggio. La Russia ha costruito petroliere a lunga autonomia appartenenti alla classe “Aframax”, con una portata lorda superiore a 100.000 tonnellate, in grado di trasportare in sicurezza navi portacontainer asiatiche lungo la Rotta Artica.

Nel 2021 la Ever Given, una delle navi più grandi del mondo, si è incagliata nel Canale di Suez, causando perdite per 9,6 miliardi di dollari. Nell’Oceano Artico un incidente del genere non sarebbe mai potuto accadere. Inoltre, la rotta che collega l’Asia all’Europa attraverso queste acque è due volte più breve e dieci volte più sicura rispetto al percorso che attraversa il Golfo Persico, esposto al frequente rischio di attacchi missilistici. Lo scorso anno la Russia ha trasportato lungo la Rotta Artica 36 milioni di tonnellate di merci, con l’obiettivo di raggiungere i 220 milioni di tonnellate entro il 2035. Già oggi la Rotta Artica collega più di 70 porti e basi di trasbordo. Per la Russia, la posizione strategica è chiara: l’intera regione artica si sta trasformando in un territorio di sviluppo avanzato.

Le intenzioni della Russia di inaugurare una nuova era di partenariato transartico meritano particolare attenzione nel contesto della trasformazione geopolitica globale, poiché sono legate a nuove opportunità potenzialmente utili a tutti. In gioco ci sono i vantaggi e le prospettive offerte dalla logistica marittima settentrionale, che ambisce a competere con le rotte internazionali tradizionali, i progetti di modernizzazione delle infrastrutture e, al contempo, con le questioni legate allo sviluppo urbano nell’Artico.

Proprio mentre gli Stati Uniti e la Russia avviano i negoziati per cercare di ristabilire la pace in Ucraina, questo evento diventa un esempio emblematico del percorso che, lasciando alle spalle guerre e distruzione, conduce verso la pace e il progresso.

Presidente e fondatore dell'Università americana a Mosca "American University"

Edward Lozansky