Un articolo di: Tommaso Baronio

Perché Musk ha un costante bisogno di essere al centro delle notizie? No, non vuole candidarsi alla Presidenza Usa, ma questo culto di sé, è vitale perché le sue imprese continuino a macinare miliardi.

Cosa c’è dentro la testa di Elon Musk? 

Perché l’uomo più ricco del pianeta si accinge in continuazione a provocare scompiglio su Twitter, con post politicamente scorretti, con proposte di combattimento in gabbia al rivale Mark Zuckerberg, con meme contro i democratici?

Qual è il suo scopo? Perché vuole sempre essere al centro delle notizie? Perché viene in Italia e va a parlare con Giorgia Meloni?

La prima risposta che potrebbe venire in mente è molto semplice: il prossimo anno ci saranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e si candiderà.

Sarebbe logico, ma legalmente il patreon di Tesla non può. La Costituzione americana è chiara: “No Person except a natural born Citizen, or a Citizen of the United States, at the time of the Adoption of this Constitution, shall be eligible to the Office of President”. E indovinate dov’è nato il marziano Musk? A Pretoria, in Sudafrica. Non può correre per le presidenziali, ma neanche punture a diventare il vicepresidente dell’amico Ron DeSantis, che si è candidato ufficialmente in una disastrosa diretta su Twitter. 

Al momento Musk ricopre i ruoli di fondatore, amministratore delegato e direttore tecnico della compagnia aerospaziale SpaceX, fondatore di The Boring Company, cofondatore di Neuralink e OpenAI, amministratore delegato e product architect della multinazionale automobilistica Tesla, proprietario e presidente di Twitter e cofondatore di PayPal.

La sua ascesa al successo è stata costellata di folli promesse, mai mantenute: il voler colonizzare Marte o la costruzione di un auto completamente in grado di guidarsi da sola. 

Ma così facendo, alzando in continuazione l’asticella, è impossibile non dire che Musk non abbia accelerato il mondo. 

Alessandro Aresu nel suo saggio “Il dominio del XXI secolo”, a tal proposito, scrive brillantemente: “I mondi di Musk dipendono dall’attrazione del talento, dall’alimentazione costante del proprio mito, dalla capacità di tenere la struttura aziendale sul filo del rasoio. E tutto ciò, nella frontiera tecnologica, ingegneristica e commerciale, a un certo punto ha implicazioni politiche. Ma la galassia di Tesla-SpaceX non può prescindere dalle persone”.

Musk ha costruito una chiesa, un culto di sé, che è vitale perché le sue imprese continuino a macinare miliardi. Ed ecco che le stramberie, le fanfaronate e le strette di mano a politici di Oriente e Occidente, riescono a entrare in un quadro unico. 

Elon cerca di influenzare gli elementi della politica Usa, a suo dire, nocivi per le sue aziende. I suoi mondi si muovono attraverso accordi, contratti, vincoli politici, porti, legislazioni, necessità imprenditoriali. Mondi che non possono sopravvivere senza materie prime, presenza geografica, trattamento di materiali, assemblaggio e rapporto coi governi.

Il sudafricano non sarebbe un fuoriclasse, un marziano, se non facesse politica. E certe volte per fare politica bisogna camminare su un filo molto stretto, soprattutto se è vitale tenere buoni rapporti con la Cina nel bel mezzo di una guerra commerciale. Musk è un importante investitore estero nel paese ed è diventato il capitalista straniero preferito dal Partito comunista. Rapporti problematici e criticati aspramente dai politici del Congresso. 

E l’altro Musk? Quello con 145 milioni di seguaci su Twitter? Che posta in continuazione contenuti goliardici e irriverenti? 

La realtà spesso è molto più deludente di tutte le trame che costruiamo per elaborarla. E in questo caso si spiega con in semplice cazzeggio della persona più ricca del mondo. Che senso ha essere l’uomo più ricco del mondo, il genio del XXI secolo se non si è continuamente sotto i riflettori come una vera celebrità.

“Perché un uomo serio con idee serie si lascia andare a stupidi giochi su Twitter che potrebbero anche costare cari ai suoi follower?” chiede Roula Khalaf del Financial Times a pranzo con il miliardario. “Non vi divertite?” risponde lui “Faccio lo stupido su Twitter e spesso mi do la zappa sui piedi e mi creo ogni sorta di problema… Non so, trovo vagamente terapeutico esprimermi su Twitter. È un modo per trasmettere messaggi al pubblico”.

Giornalista

Tommaso Baronio