La visita del Segretario del Tesoro Usa, Janet Yellen, ha posto basi più solide per un dialogo diplomatico costante
Cosa resta dei quattro gioni a Pechino del Segretario dl Tesoro Usa, Janet Yellen?
Una base più solida su cui, piano piano, costruire. Il viaggio ha aperto la strada a una maggiore e migliore comunicazione fra i più importanti funzionari dei due Paesi. Un risultato modesto, ma che inquadrato nel contesto di una guerra commerciale pare incredibile.
“Mi aspetto che questo viaggio contribuisca a costruire un canale di comunicazione resistente e produttivo”, ha dichiarato Yellen al termine del suo viaggio. Parole che confermano l’intenzione di collaborare verso una direzione di convivenza pacifica fra le due maggiori potenze del mondo. Ritorna dunque centrale il ruolo della diplomazia, imprescindibile per un dialogo fra Cina e Usa. “La mia speranza” ha dichiarato il Segretario del Tesoro Usa “è che si possa passare a una fase delle nostre relazioni in cui la diplomazia ad alto livello sia semplicemente considerata un elemento naturale della gestione di una delle relazioni bilaterali più importanti del mondo”.
Dal canto suo, la Cina ha lamentato le mosse statunitensi in ambito economico, avvertite da Pechino come volontà di ostacolare la propria crescita, bloccando gli scambi commerciali tra i due paesi e sanzionando i chip, fondamentali per l’informatica avanzata.
Anche di fronte a queste accuse Janet Yellen non si è scomposta notando come i “significativi disaccordi” tra i due Paesi, Washington non consideri la propria potenza economica come arma da usare contro la Cina. “Il presidente Biden e io non vediamo le relazioni tra Stati Uniti e Cina come un conflitto tra grandi potenze. Crediamo che il mondo sia abbastanza grande per entrambi i nostri Paesi”. Non solo. L’America ritiene fondamentale il commercio e il legame con la Cina per la prosperità globale. “Sappiamo che il disaccoppiamento delle due maggiori economie mondiali sarebbe disastroso per entrambi i Paesi e destabilizzante per il mondo. E sarebbe praticamente impossibile da realizzare”.
Il Segretario del Tesoro ha ascoltato attentamente quanto i funzionari cinesi avevano da comunicare, ma non ha perso l’occasione per esprimere le priorità statunitensi. E’ stato chiaro sul fatto che gli Usa non rinuncerebbero ai controlli economici necessari per proteggere la propria sicurezza nazionale, ma anche che avrebbe anche preso in considerazione la possibilità di rispondere alle preoccupazioni cinesi sulle “conseguenze indesiderate” di eventuali controlli, se non fossero strettamente mirati nella pratica. Un piccolo passo, ma fondamentale sulla strada del dialogo e della cooperazione.
L’altro grande tema toccato da Yellen è stato il trattamento “coercitivo” riservato dalla Cina alle imprese americane, la mancanza di protezione della proprietà intellettuale e il fatto di tenere i propri mercati chiusi in barba agli accordi internazionali.
E ancora, temi di fondamentale importanza a livello globale, l’inquinamenento, in quanto la Cina mantiene il primato per emissioni di gas serra; la riduzione del debito per i Paesi più poveri, poiché il Dragone è la più grande nazione creditrice del mondo e si teme sempre più che gli obblighi di rimborso paralizzanti nel Sud del mondo possano danneggiare gravemente le popolazioni più vulnerabili. Yellen ha anche parlato della guerra nel cuore dell’Europa. La Cina ha uno stretto rapporto “senza limiti” con Mosca e, sebbene non abbia fornito armi, ha sostenuto la Russia in altri modi da quando ha inviato truppe oltre il confine.
“Ho comunicato che è essenziale che le imprese cinesi evitino di fornire alla Russia sostegno materiale o assistenza per eludere le sanzioni” ha detto il Segretario, ribadendo come i colloqui siano serviti “a fare un passo avanti nel nostro sforzo di porre le relazioni tra Stati Uniti e Cina su una base più solida”.