Un articolo di: Redazione

Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha rimosso la filiale Ariston dalla lista delle aziende “soggette a gestione temporanea”.

Con un decreto speciale (e “inedito” per i media russi) Vladimir Putin ha rimosso “Ariston Thermo Rus”, la filiale russa del gruppo italiano Ariston, dall’elenco delle società “soggette a gestione temporanea”. In parole povere è stata rimossa dalla “lista nera” delle aziende straniere che potrebbero essere nazionalizzate dallo Stato. Un decreto speciale di Putin è stato pubblicato martedì sera, 26 marzo, sul portale ufficiale delle informazioni giuridiche del Cremlino (nella foto).

“Accogliamo con grande favore la decisione delle autorità russe che ci consente di tornare a gestire direttamente la nostra controllata”, ha dichiarato Paolo Merloni, presidente Esecutivo di Ariston Group. Il nuovo decreto di Putin permette dunque ad Ariston Group di riacquisire la proprietà e il controllo operativo della società russa che gestisce uno stabilimento produttivo alle porte di San Pietroburgo ed è guidata momentaneamente da un team locale.

La decisione del presidente russo è stata interpretata dalle fonti del Cremlino esclusivamente come un “gesto di buona volontà nei confronti dell’azienda italiana che per molti anni è stata simbolo dell’amicizia e della cooperazione economica, tecnologica e commerciale tra la Russia e l’Italia”. Insomma, esiste sempre un feeling speciale tra Mosca e Roma e la maggioranza assoluta dei russi spera che l’Italia sparisca presto dall’elenco dei cosiddetti “Paesi non amichevoli, ostili” alla Russia.

Nel suo discorso, pronunciato al recente Congresso dell’Unione degli industriali e degli imprenditori della Russia (RSPP), Putin ha toccato il tema della presenza delle aziende straniere nel Paese. Dopo l’inizio del conflitto con l’Ucraina, molte aziende occidentali sono state costrette dai rispettivi governi in Occidente e in Asia (Corea del Sud, Giappone) ad abbandonare il mercato della Russia. In questo ambito Putin ha notato che non ci saranno privilegi e preferenze per le aziende occidentali che torneranno in Russia: “Non ci saranno privilegi o preferenze. Ma la Russia rimane un Paese aperto: chi vuole tornare, lo faccia su base competitiva”, ha detto il presidente russo. Allo stesso tempo – ed è proprio il caso di Ariston – la Russia, ha sottolineato Putin, “rispetta profondamente le aziende occidentali che sono rimaste nel Paese, anche con marchi diversi, ma che hanno mantenuto il personale e la tecnologia”.

 

Paolo Merloni

Non per caso anche Paolo Merloni (nella foto) ha definito la decisione russa “un segnale di riconoscimento per i decenni di investimenti e gestione responsabile nel Paese, per il nostro impegno verso oltre 300 collaboratori russi e per la continuità del business locale. Riprenderemo le attività insieme alla nostra leadership locale, nel pieno rispetto delle normative e delle sanzioni vigenti, con l’obiettivo di proseguire il nostro percorso in Russia”, mentre per il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, la “riconsegna rappresenta una testimonianza della serietà del Gruppo e del lavoro che li ha portati ad essere leader del settore nel mondo”.

Per oltre 50 anni – prima come lussuosi prodotti d’importazione, e dal 2002 come “made in Russia” – il marchio Ariston ha rappresentato per intere generazioni di consumatori russi il simbolo dell’eccellenza tecnologica italiana. Grazie ad Ariston le famiglie russe hanno scoperto i sistemi domestici integrati, quando dal frigorifero alla lavastoviglie, alla lavatrice, al fornello fino alla caldaia tutto era dello stesso marchio. Per decenni Ariston è stata e rimarrà per sempre la stella del mercato degli elettrodomestici in Russia e in tutte le repubbliche dell’ex URSS.

“Ariston Thermo Rus” fu fondata nel 2002, all’epoca sotto il nome di “Merloni Termosanitari Rus”, nella zona economica speciale di Vsevolozhsk, nella regione di Leningrado, vicino a San Pietroburgo. La società è impegnata nella produzione e nella vendita di elettrodomestici elettrici e a gas. Nell’aprile del 2024 era stata trasferita sotto la gestione temporanea di “Gazprom Household Systems”, una sussidiaria del colosso energetico Gazprom.

“Siamo fortemente intenzionati a ripristinare il coordinamento e il lavoro congiunto con il nostro management locale in Russia, rispettando a pieno le restrizioni ancora esistenti per proseguire e per sviluppare il patrimonio che abbiamo accumulato in Russia”, ha sottolineato ancora Paolo Merloni.

Durante il breve periodo della “gestione temporanea” l’azienda ha proseguito con successo la produzione e le vendite. Come prima, presso lo stabilimento di Vsevolzhsk, lavora un collettivo motivato di 290 persone, fedelissimo allo spirito corporate del gruppo italiano. Per questo la “tempesta” durata per meno di un anno ha influenzato poco o niente i risultati aziendali: nel 2024 gli stipendi del personale sono aumentati del 17%, molto al di sopra della media russa, mentre l’utile netto è schizzato alle stelle, aumentando di 9 volte, dai 33 milioni di rubli nel 2023, ai 292 milioni l’anno scorso.

Giornalisti e Redattori di Pluralia

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