Un Papa mite e forte che abbraccia e non giudica

Un articolo di: Alessandro Banfi

Leone XIV è stato eletto a sorpresa come successore di Papa Francesco, una scelta di continuità nel segno della ricerca della pace e del dialogo

Il nome scelto da Robert Francis Prevost si richiama esplicitamente al grande Leone XIII, detto “il papa dei lavoratori”

Un Papa missionario, che viene dalle Americhe. Statunitense di origine italo-francese da parte di padre e spagnolo da parte di madre, è stato per 40 anni in Perù. Scelto da papa Francesco per venire a Roma, come responsabile del Dicastero per i Vescovi. Quella dei Cardinali è stata una decisione sorprendente: hanno puntato, in continuità con Francesco, su un pastore di salda dottrina teologica ma di avanzata visione sociale. Il nome scelto da Robert Francis Prevost, Leone XIV, si richiama esplicitamente al grande Leone XIII, detto “il papa dei lavoratori”, colui che ha iniziato la dottrina sociale della Chiesa.
La sua prima parola è stata pace. “La pace sia con voi” è stato il saluto evangelico alla folla di piazza San Pietro del nuovo papa Leone XIV. E poi ha detto: “Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. Tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l’amore”. Todos, todos, todos, avrebbe detto l’amato papa Francesco.

Una Chiesa missionaria che abbraccia il mondo e non lo giudica. Un Papa Leone, mite e insieme forte, ha ricordato a tutti che la logica del successore di Pietro non è quella dell’uomo solo al comando, del leader politico. Si cammina insieme, non si torna indietro. “Possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato”. La biografia di questo nuovo papa scelto (qui quella su Vatican News) racconta un uomo che per quarant’anni è stato missionario. Ci sarà tutto il tempo di conoscerlo meglio, come lo conoscono i Cardinali che lo hanno scelto. Una cosa è certa: la Chiesa missionaria di Papa Leone XIV avrà forti conseguenze politiche e geo politiche. Perché è la Chiesa del Sud globale, quella tumultuosamente in ascesa in Africa e Asia.

Il primo Papa di nazionalità nordamericana potrebbe essere un enorme segno di contraddizione nel cuore dell’Occidente

L’altro aspetto chiave infatti, come dicevamo, è quello della dottrina sociale cattolica. Col nome di Leone, questo Papa si riallaccia alla grande tradizione della Rerum Novarum. Alla lotta contro “l’imperialismo internazionale del denaro”, per citare Pio XI, al contrasto forte all’economia dello scarto, espressione cara a papa Francesco. È una sottolineatura molto interessante di fronte ad un mondo che è nel caos dal punto di vista delle strategie economiche ed è apertamente “cattivista” sul lavoro, coi migranti, con le disuguaglianze fra Occidente e Sud del mondo. In chiave politica, potremmo dire che questo Papa ha una forte similitudine con Giovanni Paolo II, un papa dall’Est che contribuì a trasformare il regime cui era stato sottoposto. Il primo Papa di nazionalità nordamericana (ma dalla Loggia delle Benedizioni ieri ha parlato solo in italiano e spagnolo) potrebbe essere un enorme segno di contraddizione nel cuore dell’Occidente. Un ruolo profetico.

Un’altra annotazione riguarda il suo essere agostiniano. Come ha detto lo stesso Prevost, è un “figlio di Agostino”. Sant’Agostino è stato un grande padre della Chiesa ma anche qualcosa di più: un pensatore gigantesco che ha segnato la natura stessa della nostra cultura. Le sue Confessioni sono ancora un testo modernissimo (“Ama e fa ciò che vuoi”) e la sua profonda riflessione sulla fine dell’Impero romano ha avuto un riflesso civile potente nel De civitate Dei. In esso ci sono le radici della distinzione dei poteri, la spinta profetica a non identificare la Chiesa con un sistema politico, la constatazione realistica e profonda che le due città sono “mixte”, sono mischiate e che non ha senso contrapporre la Chiesa al mondo e il mondo alla Chiesa. Da questi sommari accenni si può ben comprendere quanto, dopo la profezia di Francesco, l’avvento di un agostiniano possa rappresentare un passaggio storico.

Per tornare all’inizio, sarà comunque soprattutto il tema della pace a informare la sua predicazione, sulla scia della “profezia della pace” di papa Francesco. Così come Francesco d’Assisi fu la risposta radicale all’ansia di rinnovamento del Medio Evo, Agostino d’Ippona fu la risposta di un mondo nuovo d’amore al crollo di un sistema globale che aveva retto centinaia di anni. Paragonando gli ultimi due papi ai riferimenti da loro scelti. Alla radicalità di Bergoglio, seguirà la costruttitività amorevole di Prevost, centrata sul dialogo e sui ponti da costruire.

Giornalista, Autore tv

Alessandro Banfi