Un articolo di: Edward Lozansky

Il 23 settembre del 1775 l’imperatrice russa Caterina la Grande, respinse la richiesta del re britannico, Giorgio III, di inviare 20.000 soldati per soffocare la rivolta per l'indipendenza in America. La neutralità russa favorì la causa degli americani, ostacolando in modo decisivo gli sforzi del Regno Unito di sconfiggere i ribelli. Quasi tre secolo dopo la storica presa di posizione di Caterina la Grande, è giunto il momento che gli Stati Uniti restituiscano alla Russia il favore.

A ulteriore conferma del profondo declino dei cosiddetti valori occidentali in Europa, i vertici dell’Unione Europea hanno lanciato un appello ai capi di Stato, non solo del proprio blocco ma anche di tutte le nazioni del mondo, esortandoli a non partecipare alle celebrazioni previste per il 9 maggio a Mosca in occasione dell’ottantesimo anniversario della vittoria dell’URSS e degli Alleati sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale. Al contempo, la Russia è stata esclusa dalla lista degli invitati alle celebrazioni commemorative di eventi storici quali la liberazione dei campi di concentramento nazisti o il “D Day”. Eppure fu proprio l’Armata Rossa a favorire lo sbarco degli Alleati in Normandia, costringendo Hitler a spostare numerose divisioni della Wehrmacht verso il Fronte Orientale.

Fortunatamente, non tutti i leader politici danno ascolto a questi miseri appelli, e l’elenco dei capi di Stato che hanno confermato la propria presenza ai festeggiamenti che si terranno a Mosca il 9 maggio continua a crescere: a oggi contiene i nomi di venti invitati. Il Primo Ministro slovacco Robert Fico ha reagito con sdegno alle “irrispettose” dichiarazioni provenienti da Bruxelles. “Desidero informarvi che sono il legittimo Primo Ministro della Slovacchia, un Paese sovrano”, ha affermato. “Nessuno può darmi ordini e indicarmi dove posso o non posso recarmi”. Fico ha poi dichiarato che si recherà a Mosca per onorare la memoria dei soldati dell’Armata Rossa che liberarono il suo Paese, così come quella di tutte le altre vittime del nazismo e del fascismo.

Il gruppo internazionale fondatore del movimento “Spirito dell’Elba” si è rivolto con un appello a Trump affinché “si unisca agli ospiti che presenzieranno a Mosca in occasione delle celebrazioni dell’80mo anniversario della vittoria sul nazifascismo nella Seconda guerra mondiale”.

Allo stesso tempo, il gruppo internazionale fondatore del movimento “Spirito dell’Elba” ha diffuso un appello rivolto al Presidente USA Donald Trump, affinché “si unisca agli ospiti che presenzieranno a Mosca”, dove potrebbe incontrare il leader cinese Xi Jinping, il Primo Ministro indiano Narendra Modi e il Presidente del Brasile Ignacio Lula da Silva, per presiedere un vertice storico destinato a configurarsi come una sorta di conferenza “Yalta 2.0”. Da questo incontro potrebbe infatti nascere l’elaborazione di una nuova architettura della sicurezza globale, volta a garantire la pace e una cooperazione reciprocamente vantaggiosa negli anni a venire.

Un ulteriore incentivo per Trump potrebbe derivare dalle recenti rivelazioni su fatti che hanno praticamente provocato lo scoppio della guerra in Ucraina e impedito che il conflitto si concludesse subito dopo il suo inizio, già a febbraio 2022. Questi fatti, inoltre, hanno dimostrato il coinvolgimento diretto dell’ex presidente statunitense Joe Biden e dei generali europei nell’assunzione del comando effettivo della guerra. Tutto ciò si aggiunge al lavoro sporco condotto dal “Deep State” americano e dai partiti della guerra, responsabili di aver compromesso il primo mandato di Trump e determinati ora a ostacolarlo nuovamente.

Quasi contemporaneamente i quotidiani New York Times e The Times hanno pubblicato informazioni sensazionali, da poco desecretate, che chiamano direttamente in causa i responsabili della tragedia ucraina. Resta un mistero il motivo per cui, dopo anni di menzogne ininterrotte e una valanga di fake news, che peraltro gli sono valse numerosi premi Pulitzer, abbiano improvvisamente scelto di raccontare la verità. Forse si tratta di un tentativo di salvare una reputazione ormai compromessa, all’indomani della diffusione dei documenti recentemente desecretati dall’amministrazione Trump.

Le ultime rivelazioni fanno luce su come i vertici dell’FBI, della CIA, del Dipartimento di Giustizia e dei principali media tentarono con determinazione di impedire l’ascesa del presidente Trump alla Casa Bianca nel 2016, e su come abbiano iniziato a tramare per la sua destituzione letteralmente pochi mesi dopo il giuramento.

Le accuse di collusione tra Trump e la Russia, così come il caso artefatto del “Russiagate”, sono documentati in una cartella di settecento pagine, contenente e-mail, note, interviste e altri materiali legati all’inchiesta denominata “Crossfire Hurricane”, l’operazione che travolse Trump nel 2016.

Caterina la Grande

Oltre ai nemici di Trump negli Stati Uniti, non meno devastante è stato il coinvolgimento del Regno Unito in queste oscure faccende. Christopher Steele, agente dei servizi segreti britannici con un passato presso l’ambasciata del Regno Unito a Mosca, redasse il cosiddetto “Dossier Steele” finanziato e commissionato dalla campagna elettorale di Hillary Clinton, in cui si sosteneva che la Russia fosse in possesso di informazioni compromettenti sul presidente Trump. Naturalmente, si trattava di un falso totale.

Secondo i documenti pubblicati di recente, Christopher Steele avrebbe dichiarato all’FBI di temere che “la presidenza Trump potesse influenzare in maniera negativa l’alleanza storica e le relazioni speciali che legano gli Stati Uniti al Regno Unito”. Dal canto suo, Trump ha definito l’inchiesta sulla propria campagna elettorale “un uso assoluto e strumentale dell’apparato statale” e “una vergogna” senza precedenti.

Trump ribadisce sempre che la guerra in Ucraina è opera di Biden, e di recente ha attribuito una parte di responsabilità anche a Zelensky per il prolungarsi del sanguinoso conflitto. Ora è giunto il momento di mantenere la promessa di porre fine a questa guerra. L’impiego delle date simboliche dell’8 e 9 maggio e delle celebrazioni della fine della Seconda guerra mondiale per scongiurare una Terza guerra mondiale inscriverebbe il nome di Trump nei manuali di storia.

A proposito di storia, oltre all’alleanza tra Russia e Stati Uniti ai tempi della Seconda guerra mondiale, Trump potrebbe ricordare anche il ruolo svolto dall’Impero russo durante la guerra d’indipendenza americana. L’imperatrice Caterina la Grande, infatti, respinse la richiesta britannica di inviare 20.000 soldati per soffocare la rivolta in America. Re Giorgio III arrivò persino a offrirle l’isola di Minorca come tangente pur di assicurarsi l’appoggio della Russia, ma Caterina declinò l’offerta. La neutralità russa favorì la causa degli americani, ostacolando in modo decisivo gli sforzi del Regno Unito di sconfiggere i ribelli.

È giunto il momento che gli Stati Uniti restituiscano alla Russia il favore.

Presidente e fondatore dell'Università americana a Mosca "American University"

Edward Lozansky