Non arrivano buone notizie dal Canale di Panama, la via di comunicazione martittima tra Oceano Pacifico e Oceano Atlantico. La zona è afflitta da mesi di siccità causata dal fenomeno climatico del Niño che limita la capacità di transito del canale che funziona con una serie di chiuse alimentate da laghi artificiali i cui livelli di acqua sono ai minimi.
Dal Canale di Panama transitano il 40% dei container di tutto il mondo e dal 16 gennaio 2024 l’Autortità che gestisce la via di comunicazione ha limitato a 24 i transiti giornalieri contro i 32 in media del 2023 e i 36-38 in condizioni di normalità. Le perdite stimate, secondo quanto riporta l’agenzia italiana ANSA sono tra i 500 e i 700 milioni di dollari nel 2024. E ora si teme che il numero di passaggi possa scendere fino a 18 se la situazione non migliorerà.
In ogni caso le restrizioni sono destinate a durare a lungo. Secondo quanto spiegato dall’amministratore del Canale Ricaurte Vasquez all’Associated Press, il limite di 24 transiti giornalieri dovrebbe essere mantenuto fino al prossimo aprile. Ma il ritorno alla normalità – che dipenderà in ogni caso dalle piogge – non è previsto prima del 2025.
Questo è solo uno dei grandi colli di bottiglia del commercio globale. L’altro è in Egitto, dove si trova il Canale di Suez che collega Mar Rosso e Mar Mediterraneo, una via di transito fondamentale del commercio tra Asia ed Europa. Qui il problema, come noto, sono le incursioni degli Houti. In entrambi i casi le alternative sono lunghe e dispendiose e prevedono la circumnavigazione rispettivamente del Sud America e dell’Africa. Più strada, più tempo, più costi.