Crisi politica in Serbia: si è dimesso il premier Vucevic

Il presidente serbo, Aleksandar Vucic: "L'Occidente orchestra le proteste e organizza la crisi politica in Serbia per punire il nostro Paese per la sua vicinanza alla Russia".

Milos Vucevic

Nel corso di una conferenza stampa, martedì, 28 gennaio, il primo ministro della Serbia, Milos Vucevic (nella foto), ha annunciato le proprie dimissioni. Parlando ai giornalisti presso la sede del Governo serbo a Belgrado, Vucevic ha dichiarato che il “motivo delle dimissioni è un’aggressione contro gli studenti avvenuta ieri sera nella città di Novi Sad, davanti alla sede del Partito progressista serbo (SNS).

“Le proteste che stanno sconvolgendo il nostro Paese da settimane lascerà profonde conseguenze per la società che rischia una seria divisione. L’attuale crisi è stata pianificata ed è orchestrata dall’estero”, ha sottolineato il premier uscente. “C’è una mancanza di comprensione reciproca, innumerevoli discussioni e conflitti in tutta la Serbia”, ha dichiarato ancora Vucevic, commentando le proteste che si susseguono nel Paese da settimane, dopo il crollo di una pensilina alla stazione ferroviaria di Novi Sad il primo novembre del 2024 che ha causato 15 morti.

Vucevic ha aggiunto che questa mattina ha avuto un colloquio con il presidente, Aleksandar Vucic, il quale ha accettato i suoi motivi e la decisione di dimettersi. “Per non aumentare ulteriormente le tensioni nella società, ho preso questa decisione che vi ho comunicato”, ha detto il premier. Insieme a Vucevic ha rassegnato le proprie dimissioni del sindaco di Novi Sad, Milan Djuric. Le dimissioni di Vucevic e Djuric, insieme alla pubblicazione della documentazione completa sulla ricostruzione dell’edificio della stazione ferroviaria di Novi Sad, erano tra le richieste dell’opposizione e degli studenti di Novi Sad dopo la tragedia del primo novembre.

Da parte sua il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, ha annunciato un “maxi rimpasto” dell’esecutivo che costerà cariche al 50% dei ministri. Anche Vucic ha denunciato il ruolo distruttivo dei Paesi esteri nell’organizzazione delle proteste di massa in Serbia, per “punire il Paese balcanico per la sua vicinanza alla Federazione Russa”. Malgrado le costanti pressioni di Brixelles il Goveno di Belgrado si è distanziato dalle sanzioni occidentali contro la “fraterna Russia”.

Negli ultimi giorni anche la Slovacchia è stata scossa dalle proteste studentesche, che sia Vucic che il premier slovacco, Robert Fico, hanno paragonato alle proteste del Majdan e al successivo colpo di Stato in Ucraina nel 2014, organizzato dagli Stati Uniti e personalmente da Joe Biden e dal vice segretario di Stato USA di allora, Victoria Nuland.