Il presidente, rieletto a febbraio 2024, ha spiegato che serve una "medicina" per l'economia
Dopo il “cancro delle bande”, adesso Nayib Bukele, presidente di El Salvador rieletto a febbraio 2024 e insediatosi il 1 giugno, ora punta a curare l’altra “malattia”, quella economica, che affligge il piccolo Paese dell’America Centrale, 6,3 milioni di abitanti stretti tra il Guatemala, l’Honduras e l’Oceano Pacifico.
Nei primi cinque anni di mandato Bukele, 42enne imprenditore di origini palestinesi, ha puntato tutto sulla lotta alla criminalità organizzata con una vera e propria guerra alla bande criminali urbane. E ha raccolto risultati visto il tasso di omicidi è calato decisamente. Non mancano tuttavia critiche portate dalle associazioni che difendono i diritti umani e anche le Nazioni unite. Si contestava in particolare il perenne ricorso allo “stato di emergenza”: “Riconosciamo la complessa sfida che El Salvador deve affrontare contro il crimine. Tuttavia, indebolire lo stato di diritto e l’integrità del sistema legale, abrogando il diritto a un processo equo, non è la risposta”, spiegava Marta Hurtado, portavoce dell’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani nell’estate 2023.
In ogni caso Bukele aveva dominato le elezioni di febbraio 2024 ottenendo oltre l’80% dei consensi anche se ci era voluta una decisione del tribunale per rendere possibile la sua ricandidatura, proibita dalla costituzione del Paese.
“La società salvadoregna è ancora malata, ma non ha più il cancro. E ora che abbiamo risolto la questione più urgente, che era la sicurezza, ci concentreremo sui problemi importanti, a partire dall’economia. E forse, in questa nuova cura per guarire l’economia, dovremo anche prendere una medicina amara”, ha spiegato Bukele nel discorso seguito alla sua investitura.
L’economia del Salvador è stagnante, gli investimenti esteri latitano e un quarto della popolazione vive in povertà mentre il tasso di disoccupazione è in aumento. Nel mandato precedente Bukele aveva puntato, con scarsi risultati, a fare del Paese una sorta di “Bitcoin City”. Sotto la sua guida l’indebitamento che ha superato i 30 miliardi di dollari, l’84% del PIL, secondo quanto riporta Reuters.
Presenti alla cerimonia c’erano il presidente argentino Javier Milei e Donald Trump Jr, figlio dell’ex presidente degli Stati Uniti.