Europa. Impianti di stoccaggio gas all’85% di capacità

Finora negli impianti sotterranei di stoccaggio di gas nella Ue sono stati caricati più di 93 miliardi di metri cubi di gas. Per poter affrontare la stagione invernale 2023-2024 senza problemi gli impianti di stoccaggio devono essere riempiti al 90% della loro capacità massima.

I Paesi europei sono riusciti a riempire gli impianti sotterranei di stoccaggio all’85% della loro capacità massima. Secondo i dati dell’agenzia Gas Infrastructure Europe (Gie) “qualora gli attuali ritmi di approvvigionamento dovessero essere conservati, i Paesi dell’Unione europea potrebbero raggiungere già in agosto il livello target del 90%, considerato come garanzia sicura per affrontare la stagione invernale 20223-2024 senza problemi”.
Sarà davvero un ottimo risultato dal momento che in precedenza il commissario europeo per l’Energia, Kadri Simson, aveva previsto che gli impianti di stoccaggio del gas potrebbero essere riempiti del 90% solo entro novembre 2023. L’anno scorso, questo indicatore era stato raggiunto all’inizio di ottobre.
A causa delle sanzioni occidentali contro la Russia nei due anni passati il potente flusso del gas siberiano verso l’Europa si è ridotto a un sottile ruscello che, dopo essere passato per il territorio dell’Ucraina, viene distribuito tra alcuni paesi europei, in primo luogo tra l’Ungheria, la Slovacchia e l’Austria.
Il 9 luglio scorso Vienna ha annunciato che continuerà a importare gas naturale dalla Russia in base ai contratti a lungo temine. Secondo il Ceo del gruppo austriaco Omv, Alfred Stern “fino a quando Gazprom procederà con le forniture, continueremo a ricevere tutti i volumi del gas come previsto dai contratti”.
Attualmente il transito del gas verso l’Europa attraverso il territorio ucraino è pari in media a 40-43 milioni di metri cubi di combustibile blu al giorno.
Secondo il ministro dell’Energia ucraino, Gherman Galushko, la Russia potrà bloccare del tutto il transito del gas attraverso il territorio dell’Ucraina entro la fine del 2024, l’anno della scadenza del contratto tra Gazprom e il governo di Kiev. In un’intervista al quotidiano Financial Times Galushko ha dichiarato che “sarà difficile, impossibile quasi, mettersi d’accordo con il Cremlino sulla proroga dell’attuale contratto quinquennale, neanche con un’eventuale mediazione dei politici europei”.
Parallelamente la Russia aumenta le proprie esportazioni di gas naturale liquefatto (Gnl), grazie alla realizzazione del programma del gruppo Novatek del dinamico e ambizioso multimiliardario, Leonid Mikhelson. Il 20 luglio scorso il presidente russo, Vladimir Putin, ha inaugurato nella città settentrionale di Murmansk la messa in funzione di un maxi impianto per la produzione di Gnl nell’ambito del progetto Arctic Spg-2, la cui realizzazione dovrà aumentare entro il 2026 la produzione globale del gas naturale liquefatto di almeno il 5 per cento.
I Paesi europei hanno dunque fatto tesoro delle lezioni della difficile stagione invernale 2022-2023 e hanno cercato a 360 gradi i nuovi fornitori. I risultati non si sono fatti aspettare: i volumi di gas pompato negli stoccaggi europei nel mese di luglio hanno battuto i record degli ultimi cinque anni. Secondo i dati dell’associazione Gie, finora negli impianti sotterranei di stoccaggio del gas nella Ue sono stati caricati più di 93 miliardi di metri cubi di gas.
Oltre al Medio Oriente e ai Paesi africani, l’Europa intende rivolgersi anche alle repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale. Secondo l’agenzia Bloomberg una delle opzioni potrebbe essere il Turkmenistan, uno dei cinque Paesi con le maggiori riserve di gas. C’è chi sostiene però che il Turkmenistan non dispone ancora di adeguate strutture produttive né di trasporto e potrebbe semplicemente rivendere all’Europa del gas comprato dalla Russia a prezzi “politici”.