FAO: l’acquicoltura supera per la prima volta la pesca tradizionale

Secondo le Nazioni Unite entro il 2032 l’allevamento di pesci e di frutti di mare aumenterà ancora del 10%

Rapporto FAO

L’acquicoltura, ovvero l’allevamento di pesci, crostacei e molluschi, ha superato per la prima volta i quantitativi della pesca tradizionale a livello mondiale. Secondo un rapporto dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), presentato in Costa Rica, dove in questi giorni è in corso la Conferenza internazionale sulla conservazione degli oceani, il sorpasso è avvenuto ancora nel 2022 (l’ultimo dato disponibile), l’anno in cui le aziende di pesca “tradizionale” hanno catturato 92,3 milioni di tonnellate di pesce e di frutti di mare, mentre quelle, specializzate in acquicoltura, ne hanno prodotto 130,9 milioni di tonnellate, per una cifra totale pari a 312,8 miliardi di dollari.

Rispetto ai risultati del 2020 la produzione di acquicoltura è cresciuta nel 2022 del 6,6% in termini quantitativi e del 12% in quelli di denaro. “Mentre la pesca di cattura è rimasta praticamente invariata per decenni, l’acquicoltura nel 2022 è aumentata del 6,6% dal 2020 e del 19%, rispetto al 2019, prima della pandemia del Covid”, ha dichiarato il direttore Generale della FAO, Qu Dongyu.

La Cina è al primo posto in termini di esportazioni globali (12%), seguita dalla Norvegia (8%) e dal Vietnam (6%). L’Unione Europea è la principale destinazione di questa produzione, ma tra i singoli paesi gli Stati Uniti sono in testa con il 17% della domanda. Si stima che la produzione di animali acquatici aumenterà del 10% entro il 2032.