Forum di San Pietroburgo ai tempi delle sanzioni: presenza e giro d’affari eccezionali

Putin: “Se le aziende occidentali decideranno di ritornare in Russia non sbatteremo la porta in faccia a nessuno”.

Al Forum SPIEF-2023 sono stati firmati 900 tra accordi e memorandum per circa 4.000 miliardi di rubli. Sono stati presenti delegazioni e rappresentanti da 130 Paesi e Territori del mondo. Tra i Paesi “non amichevoli” la più numerosa presenza – 27 persone – è stata degli Usa.

L’agenzia “Roskongress”, organizzatore del Forum economico internazionale di San Pietroburgo (SPIEF-2023), ha tirato le prime somme dell’evento che si è chiuso ieri e che ha coinvolto 17mila persone dai 130 Paesi e Territori del mondo, sia in presenza che nel formato di video conferenze. Le delegazioni più numerose erano arrivate a San Pietroburgo dagli Emirati Arabi (200 persone), dalla Cina (147 persone) e dall’India (58 persone). Malgrado le sanzioni anti russe e la decisione dell’establishment politico dell’Occidente di boicottare l’evento, spesso chiamato “Davos russo”, dai cosiddetti “Paesi non amichevoli” (Usa, Unione europea, Canada, Australia, Corea del Sud e alcuni altri) sono arrivati politici, tra cui l’ex ministro degli Esteri dell’Austria, Karin Kneissl, nonché i rappresentanti di 150 società provenienti dai 25 Paesi, tra cui l’Italia.
A margine del Forum sono stati siglati 900 tra accordi e memorandum d’intesa per una cifra totale di circa 4.000 miliardi di rubli (47,5 miliardi di dollari al cambio attuale, N.d.R.). “Le società estere hanno firmato con i partner russi 43 accordi dei quali due sono stati firmati da una società italiana e da un’altra spagnola”, ha detto Anton Kobjakov, segretario del Comitato organizzatore del Forum, ricordando il fatto secondo cui quest’anno erano state respinte le richieste di accredito dei giornalisti dai “Paesi non amichevoli”.
L’evento centrale del Forum è stato l’intervento del presidente russo, Vladimir Putin, alla sessione plenaria del 16 giugno. Il leader del Cremlino ha dichiarato che la strategia, elaborata in maniera congiunta dallo Stato e dal business russo in risposta “ai cambiamenti dell’anno scorso” ha funzionato e continua a funzionare molto bene. Putin ha ricordato il fatto secondo cui “in base a questa strategia l’economia russa ha deciso di non seguire la via di autoisolamento e continuerà a essere aperta al mondo”.
Per quanto riguarda la sovranità tecnologica, Putin ha detto che non può essere raggiunta al 100%, ma che bisogna tutelarla almeno nei settori criticamente importanti. “Dobbiamo costruire catene di cooperazione affidabili, consolidare le strutture di partnership tecnologico, e in questo lavoro contiamo su una stretta collaborazione con i colleghi dei Paesi amici della Russia”, ha detto il capo di Stato. Assieme a Putin alla sessione plenaria ha partecipato il presidente dell’Algeria, Abdelmajid Tebbun.
Putin ha infine toccato il tema dell’“esodo” delle aziende occidentali e non soltanto dal mercato russo: “Ho sempre detto e lo voglio sottolineare ancora una volta che noi non abbiamo cacciato via nessuno. Se queste aziende decideranno di ritornare non sbatteremo la porta in faccia a nessuno, ma i modi di comportarsi di alcuni nostri partner saranno di certo presi in considerazione”, ha sottolineato il leader russo.
Dopo il Forum, Putin, ha avuto un lungo incontro con i leader dei sette Paesi africani. I presidenti di Comore, Senegal, Sudafrica e Zambia, affiancati dal primo ministro egiziano e da alcuni alti inviati della Repubblica del Congo e dell’Uganda si sono recati in Russia in missione di pace dopo una visita fallimentare venerdì 16 giugno a Kiev, ha bocciato le proposte avanzate dai leader africani.