Grecia: parchi eolici, finanziati dalla Cina, eliminano 150.000 tonnellate di CO2 l’anno

Tre delle più grandi case automobilistiche cinesi hanno presentato ricorso contro i dazi imposti dalla Commissione europea sulle importazioni di veicoli elettrici “made in China”

Le tensioni commerciali tra l’Unione europea e la Cina fanno passare in secondo piano il grande lavoro, svolto dal Governo di Pechino in tutto il mondo, per tutelare l’ambiente naturale e per combattere i pericolosi cambiamenti climatici.

In Grecia, quattro parchi eolici, finanziati dalla Cina “hanno permesso di ridurre le emissioni di anidride carbonica di oltre 150.000 tonnellate all’anno”. Come ha raccontato all’agenzia di stampa cinese “Xinhua” il vice direttore generale dell’azienda “China Energy Guohua Investment Europe Renewable Energy”, Wu Bate, il progetto in Grecia, “Thrace Wind Power Project”, operativo dal 2019, comprende quattro moderni parchi eolici, situati nella zona montagnosa nel nord del Paese. Per il momento ci sono 34 turbine con una capacità installata totale di 78,2 megawatt.

Si tratta del primo investimento cinese nel settore dell’energia eolica in Grecia, effettuato dopo la firma di un relativo protocollo d’intesa nell’ambito dell’iniziativa, promossa dal presidente cinese, Xi Jinping, “Belt and Road Initiative” (BRI), ampiamento nota come la “Nuova Via della Seta”.

“Il progetto riduce le emissioni di anidride carbonica di oltre 150.000 tonnellate di sostanze altamente inquinanti all’anno e consente di risparmiare 53.000 tonnellate di carbone, utilizzate in passato per alimentare le centrali termoelettriche ed equivalenti alla piantagione di 360.000 alberi”, ha sottolineato, Wu Bate.

Quattro parchi eolici cinesi sono diventati importanti punti di riferimento nella regione: da quando è diventato operativo, nel 2019, il progetto ha generato circa 160 milioni di kilowattora di elettricità all’anno, fornendo energia a oltre 30.000 famiglie in Grecia, che negli ultimi anni ha accelerato il suo passaggio verso le energie rinnovabili. Secondo il Piano nazionale per l’energia e il clima rivisto dal governo greco, si prevede che le energie rinnovabili rappresenteranno il 75% della generazione di elettricità entro il 2030, aumentando ulteriormente al 95% entro il 2035. I dati della Hellenic Wind Energy Association mostrano che nel 2023, l’energia eolica ha contribuito per il 23,5% alla generazione totale di elettricità della Grecia.

“La cooperazione tra Grecia e Cina nel settore delle energie rinnovabili è stata notevole”, ha affermato Konstantinos Loukidis (nella foto al centro), responsabile dello sviluppo dell’azienda, secondo il quale “sviluppare progetti di energia rinnovabile non solo ottimizza il mix energetico della Grecia e ne rafforza l’indipendenza energetica, ma attrae anche investimenti, favorisce l’innovazione, crea posti di lavoro e stimola la crescita economica”.

Attualmente, le aziende cinesi stanno partecipando attivamente agli investimenti e alla costruzione nel settore delle energie rinnovabili in Grecia. Wu Bate ha evidenziato il significativo potenziale per una maggiore cooperazione tra Cina e Grecia nel settore delle energie rinnovabili: “In futuro, entrambe le parti costruiranno su questa piattaforma per approfondire la collaborazione in aree come l’energia eolica e il fotovoltaico, ottenendo benefici reciproci e risultati vantaggiosi per tutti, iniettando al contempo una forte spinta alla transizione verde globale,” ha detto il vice direttore generale.

Purtroppo questi fatti positivi di cooperazione tra la Cina e l’Europa “spariscono nell’ombra delle guerre commerciali” tra Bruxelles e Pechino. Tre delle più grandi case automobilistiche cinesi hanno presentato ricorso contro i dazi imposti dalla Commissione europea sulle importazioni di veicoli elettrici dal Paese asiatico. Come scrive il quotidiano edito a Hong Kong “South China Morning Post”, citando i documenti depositati da Build Your Dreams (BYD), Geely e SAIC presso il Tribunale generale di Lussemburgo, i produttori di auto cinesi “contestano le affermazioni secondo cui alcuni fondi percepiti costituiscano sussidi, il modo in cui le sovvenzioni siano state calcolate e l’ipotesi che abbiano danneggiato il mercato unico della Unione europea”. Un ricorso è stato presentato anche dalla Camera di commercio cinese per l’importazione e l’esportazione di macchinari e prodotti elettronici (CCCME), un organismo industriale che rappresenta gli interessi dei produttori di veicoli elettrici cinesi.