Nel 2023 il delisting ha interessato 11 maggiori società cinesi tra cui le due compagnie aere di bandiera
Le conseguenze della crisi politica nelle relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina, aggravata a dismisura della “guerra commerciale” si fanno sentire a Wall Street, dove il valore delle aziende cinesi, quotate in Borse statunitensi, ha subito un calo del 17,5% nel 2023. Questi dati allarmanti per Pechino che si aggiungono alla flessione delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono stati annunciati dalla Commissione di revisione economica e della sicurezza USA-Cina, una struttura americana con sede a Washington, costituita nel 2000 per presentare annualmente relazioni al Congresso “sulle implicazioni per la sicurezza nazionale dei legami economici tra gli Stati Uniti e la Cina” e per fornire “raccomandazioni per le eventuali azioni legislative del Governo in caso di rischio.
Secondo il rapporto annuale della Commissione “attualmente ci sono 256 le società cinesi quotate in Borsa di New York, al Nasdaq e al NYSE”, mentre il loro valore complessivo è stimato in 848 miliardi di dollari. Rispetto al 2022, l’anno in cui il valore delle 252 aziende cinesi quotate sulle maggiori piazze americane, era stato pari a 1.000 miliardi di dollari, la contrazione ha superato il 17,5% in soli 12 mesi.
L’anno scorso negli Stati Uniti 24 società cinesi con un capitale complessivo pari a 656 milioni di dollari sono riuscite a farsi quotare in borsa. Sempre nel 2023 sono state annullate le quotazioni di 11 maggiori aziende della Cina, tra cui le due compagnie aeree di bandiera cinesi “China Eastern Airlines” e “China Southern Airlines”. Le compagnie aeree controllate dallo Stato hanno denunciato gli “esagerati oneri e i costi amministrativi troppo elevati”. Invece per gli analisti della Commissione del Congresso la “decisione drastica potrebbe essere stata dettata dalla necessità di eludere i requisiti statunitensi di rendicontazione e in particolare l’obbligo di comunicare quali quote azionarie sono in mano allo Stato, ma soprattutto dare i nomi di ciascun funzionario del Partito comunista cinese che siede nel Consiglio d’amministrazione delle società quotate”.