La crisi in Medio Oriente si espande arrivando a colpire i trasporti marittimi che nel Mar Rosso, attraverso il Canale di Suez, hanno uno snodo cruciale.
Ma il problema non è a Suez, in territorio egiziano, ma più a sud, nel golfo di Aden e lungo lo stretto di Bab el-Mandeb tra Yemen, Somalia e Gibuti, ovvero all’imbocco del Mar Rosso. Nell’area nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli attacchi da parte del gruppo yemenita degli Houti. Un potenziale pericoloso nuovo fronte nel conflitto mediorientale e un concreto rischio per il trasporto internazionale delle merci, la cui geografia è già in difficoltà a causa delle continue restrizioni al transito, dall’altra parte del mondo, del Canale di Panama a causa della siccità.
Il risultato è che le due più grandi grandi aziende di trasporto merci, MSC e Maersk, hanno dichiarato che eviteranno temporaneamente il Mar Rosso e quindi il Canale di Suez, visto l’intensificarsi degli attacchi. Da questa rotta, essenziale per il trasporto di idrocarburi e gas liquefatto dal Golfo Persico verso l’Europa ma la rotta è importante anche per i traffici di molte altre merci tra Asia ed Europa: dal Canale di Suez si stima che passino il 30% dei carichi spediti in container per via marittima.
Oltre a MSC e Maersk anche la francese CMA CGM ha deciso di sospendere quella rotta, “La situazione si sta ulteriormente deteriorando e la preoccupazione per la sicurezza sta aumentando”, ha dichiarato un dirigente dell’azienda a Reuters e lo stesso vale per la tedesca Hapag Lloyd. La via alternativa, quella che prevede di navigare attorno all’africa prevede viaggi più lunghi dai 10 ai 15 giorni con costi di conseguenza più alti. Più alti sono anche i costi assicurativi, che erano addirittura triplicati ancora prima del 13 dicembre, ovvero quando gli ultimi attacchi non si erano ancora verificati.
Gli Houthi, in solidarietà ad Hamas, hanno dichiarato a più riprese l’intento di ostacolare le navi collegate a Israele. A novembre c’era stata la prima azione: il sequestro della nave giapponese Galaxy Leader, della compagnia Ray Shipping, tra i cui proprietari figura il finanziere israeliano Rami Ungar. Nell’ultima settimana invece si sono moltiplicati gli attacchi con droni e missili che hanno preso di mira anche navi che formalmente non c’entrano con Israele. Nel Golfo di Aden nelle ultime ore c’è stato anche un caso di pirateria, con la nave bulgara Mv Ruen che aveva subito un tentativo di assalto poi scongiurato dall’intervento sul posto della marina Indiana. Nell’area c’è una forte presenza della Marina militare statunitense e si punta a creare un contingente che possa proteggere il traffico marittimo. Un fatto che potrebbe contribuire ad aumentare le tensioni nella’area.