I ricavi del settore gaspetrolifero della Russia crescono del 71,2%

La quota dell'Europa nell'export gaspetrolifero della Russia è scesa dal 50% al 4-5 per cento

Aleksandr Novak

Le sanzioni imposte dall’Occidente sul greggio e il gas di Mosca, il cosiddetto “tetto del prezzo”, la riduzione volontaria della produzione e dell’export di idrocarburi da parte della Russia nell’ambito delle intese dell’’OPEC+, tutti questi fattori influenzano poco o niente la situazione dell’industria gaspetrolifera della Russia. Nei primi due mesi del 2024 i ricavi del settore petrolifero e del gas russo sono aumentati del 71,2% su base annua, raggiungendo quota 1.621 miliardi di rubli (circa 16,8 miliardi di dollari). In un solo mese di febbraio i ricavi della Russia provenienti dall’export gaspetrolifero hanno superato i 10 miliardi di dollari.

Come è stato annunciato sabato 9 marzo dal ministero delle Finanze russo “nel periodo indicato anche i guadagni provenienti dai settori non legati alla produzione di energia sono aumentati del 53,5% rispetto allo stesso periodo del 2023, salendo a 3.405 miliardi di rubli” (circa 35 miliardi di dollari).

La Russia ha chiuso l’anno 2023 in maniera molto soddisfacente per le esportazioni di petrolio, il cui export è stato reindirizzato quasi completamente verso la Cina e l’India, dopodiché le entrate sono tornate allo stesso livello dal 2021. Come ha dichiarato il vice primo ministro della Russia con la delega all’energia, Aleksandr Novak, attualmente la Russia sta vendendo circa il 45-50% del suo petrolio alla Cina e un ulteriore 40% all’India. Ciononostante nel 2023 l’export di greggio, di derivati e di gas russi verso i Paesi europei è stato pari a 29,26 miliardi di euro. “Se in precedenza rifornivamo l’Europa con il 40-45% del volume totale delle esportazioni di petrolio e prodotti petroliferi, nel 2023 questa cifra è scesa al 4-5%”, ha detto Novak.