Il Cile vuole raddoppiare l’estrazione di litio in 10 anni

Il Paese sudamericano ospita le maggiori riserve del metallo sempre più strategico

Il Cile punta forte sul litio e, secondo i progetti varati dal Governo di Gabriel Boric, l’obiettivo è quello di raddoppiare la capacità di estrazione entro 10 anni. L’amministrazione pubblica, conscia dell’importanza di questo metallo ha definito una Strategia nazionale per il litio che ha l’obiettivo di “Aumentare la ricchezza del Paese, sviluppando un’industria chiave come passo fondamentale per collegare lo sviluppo economico del Cile con il passaggio a un’economia verde globale. L’elevata domanda globale, i prezzi elevati e le grandi riserve di litio nel nostro Paese ci permettono di essere ottimisti e, allo stesso tempo, ci invitano ad agire con un senso di urgenza”, si legge sul sito del Governo cileno che spiega come l’industria del litio sarà guidata dallo Stato perché è necessario “Incorporare capitale, tecnologia, sostenibilità e valore aggiunto, in armonia con le comunità”.

Ovviamente è prevista la compartecipazione dei privati, anche perché il Cile vuole creare un’intera filiera, dall’esplorazione all’estrazione fino alle lavorazioni ad alto valore aggiunto.Gli ultimi passi concreti sono stati l’annuncio dell’apertura, per il mese di aprile 2024, delle gare per la concessione di nuove 26 saline nel nord del Paese e queste andranno a privati ma i maggiori giacimenti di litio del Paese, quelli di Atacama e Maricumba, saranno dichiarati di interesse strategico e saranno sfruttati dalla CODELCO, azienda mineraria statale che opera principalmente nell’estrazione di rame.

Secondo i piani di sviluppo spiegati dal ministro delle Finanze Mario Marcel, entro il 2030 la produzione cilena di litio potrebbe aumentare del 70% e raddoppiare nei prossimi 10 anni. Attualmente il Cile è  già il secondo produttore mondiale di litio dopo l’Australia. E’ anche il Paese che detiene le maggiori riserve (dati della Banca centrale riportati dall’ANSA),con il 41%, seguito da Australia (25,4%), Argentina (9,8%) e Cina (6,7%).