Il miracolo Portogallo: Moody’s lo riporta alla “A” 12 anni dopo il rischio default

L’agenzia di rating Moody’s ha portato il Portogallo in “classe A”. Dopo la chiusura dei mercati venerdì 17 novembre il giudizio su Lisbona è stato elevato da “BAA2” a “A3”, un aumento di 2 “voti” in un colpo solo con un outlook “stabile”.

“L’upgrade di due punti del rating del Portogallo ad A3 da Baa2 riflette gli effetti positivi sostenuti sul credito nel medio termine di una serie di riforme economiche e fiscali, della riduzione della leva finanziaria del settore privato e del continuo rafforzamento del settore bancario – spiega Moody’s – Le prospettive a medio termine del Portogallo sono sostenute da significativi investimenti pubblici e privati e dall’attuazione di ulteriori riforme strutturali, entrambe legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNR) del Paese”.

Un risultato straordinario se si pensa che poco più di 10 anni fa il Paese iberico era sull’orlo del default e, nel pieno della crisi europea degli spread, nel mese di aprile 2011, fu costretto a chiedere l’aiuto dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale. Tra gli artefici del “miracolo Portogallo” c’è l’ex primo ministro Antonio Costa, dimessosi a inizio novembre a causa di accuse di corruzione. Poi si è scoperto che Costa era stato coinvolto per un clamoroso caso di omonimia. Le indagini riguardano comunque esponenti del suo Governo.

Questo provoca alcuni segnali di potenziale instabilità che vengono segnalati dall’agenzia di rating: “Le indagini sulla corruzione hanno portato alle dimissioni del primo ministro Antonio Costa, a seguito delle quali il presidente Marcelo Rebelo de Sousa ha indetto elezioni anticipate. Anche se finora è dimostrato che le istituzioni portoghesi consentono al Paese di affrontare la questione in modo efficace, questi sviluppi politici potrebbero rallentare i progressi negli investimenti e nelle riforme legate al Pnrr”.

Sempre riguardo al futuro Moody’s sottolinea che: “a differenza di altri Paesi che invecchiano, si prevede che l’impatto negativo delle tendenze demografiche sulla crescita potenziale sarà mitigato da una migrazione netta sostenuta, da tassi di partecipazione più elevati e da un aumento della crescita della produttività del lavoro. Nel frattempo, lo shock pandemico ha interrotto solo temporaneamente il calo dell’onere del debito. La crescita robusta e l’ampio equilibrio di bilancio fanno sì che l’onere del debito continui a diminuire a uno dei ritmi più rapidi tra le economie avanzate, pur partendo da livelli elevati”.