Alla fine di giugno – inizio di luglio i prezzi dei pomidori nei mercati indiani sono schizzati alle stelle, aumentando nel giro di pochissimo tempo di circa 4,5 volte fino a quota 120 rupie (1,45 dollari) al chilo. Secondo il quotidiano indiano Business Standard, nello stato meridionale del Tamil Nadu il prezzo ha già raggiunto 250 rupia al chilo e le autorità locali hanno dovuto ricorrere alle sovvenzioni governative per non permettere ai prezzi di continuare a salire.
Alla causa di questa impennata si sono trovate delle piogge monsoniche che hanno danneggiato i primi raccolti di quest’anno e di seguito hanno colpito le catene di approvvigionamento. All’inizio del 2023 un chilo di pomodori in India era costato in media 22 rupie.
Secondo il quotidiano indiano non si può escludere che l’aumento dei prezzi dei pomodori di quasi cinque volte e anche l’aumento dei prezzi delle cipolle (due degli ingredienti principali dei piatti della cucina tradizionale indiana) possano scatenare proteste di massa tra la popolazione indiana. In passato, alcuni partiti politici furono sconfitte alle elezioni regionali proprio a causa della loro incapacità di frenare la corsa dei prezzi dei generi alimentari.
Secondo il giornale i prezzi esageratamente alti possano impedire alla Reserve Bank Of India (la Banca Centrale) di stimolare la crescita economica e di tenere l’inflazione ai consumi sotto controllo.
L’aumento dei prezzi dei pomodori è diventato uno dei temi più scottanti per i media indiani. I giornalisti scrivono che i pomodori in India ora sono più costosi della benzina, il cui prezzo massimo in giugno era stato pari all’equivalente di 1,34 dollari per un litro.