Tra le aree di disaccordo c’è anche il principio di una riduzione della produzione mondiale di plastica
Si è sono conclusi con un nulla di fatto le intense e a volta drammatiche trattative a Busan, nella Corea del Sud, fra i Paesi del mondo che si erano riuniti per elaborare un accordo globale contro l’inquinamento da plastica. Per una settimana i rappresentanti di più di 170 Stati del mondo hanno cercato di elaborare una soluzione accettabile per tutti e destinata a ridurre l’impatto ambientale delle plastiche che invadono i mari, gli oceani, il suolo e in forma di microplastiche arrivano a infiltrarsi anche nel corpo di tutti gli essere viventi compreso uomo.
Nel corso dei colloqui sono stati individuati tre aspetti critici e le aree di disaccordo: il principio di una riduzione della produzione mondiale di plastica, la definizione di un elenco di prodotti o molecole qualificati come pericolosi per la salute e il finanziamento di aiuti ai Paesi in via di sviluppo che intendono dotarsi di sistemi efficaci per la gestione dei rifiuti.
Come ha dichiarato Luis Vayas Valdivieso (nella foto), rappresentante dell’Equador che presiede i dibattiti in tema delle Nazioni Unite “varie questioni critiche ci impediscono sempre di arrivare ad un accordo generale. Tali questioni rimangono spinose e sarà necessario più tempo per risolverle in modo efficace”.
Subito dopo l’apertura dei dibattiti, il 25 novembre, le discussioni si sono trasformate in un “dialogo fra sordi” rappresentati da una parte dagli Stati che puntano ad un accordo, volto a ridurre drasticamente la produzione nel mondo di sostanze plastiche, e dall’altrs dai Paesi produttori di petrolio e quelli con l’industria petrolchimica molto sviluppata, tra cui l’Arabia Saudita (Paese leader dell’OPEC), gli Stati Uniti, la Russia, l’India e l’Iran.
Il prossimo ciclo negoziale è stato programmato per la seconda metà del 2025.