Il leader del Sinn Fein ha formato il Governo con Emma Litlle-Pengelly (Democratic Unionist Party) dopo due anni di stallo
L’Irlanda del Nord torna ad avere un governo dopo una lunga fase, durata ben due anni, senza un esecutivo a causa dello stallo politico imposto dal Democratic Unionist Party (DUP). Per la prima volta Belfast ha come ministro una nazionalista, Michelle O’Neill, cattolica e leader locale del Sinn Fein (che significa “noi stessi” in gaelico) dal 2017, formazione politica che prima della recente impostazione maggiormente democratica è storicamente stata “il braccio politico dell’IRA”. Una svolta storica visto che il proposito del partito è quello di riunire il Paese a Dublino.
L’impasse di Stormont (sede del parlamento nordirlandese) si è conclusa dopo che il DUP ha abbandonato il suo ostruzionismo biennale trovando un accordo con il governo britannico sulle disposizioni post-Brexit, che secondo il partito avrebbero ridotto il peso della regione all’interno del Regno Unito. L’accordo prevede anche lo stanziamento di 3,3 miliardi di sterline in più per l’Irlanda del Nord, oltre a nuove garanzie legali sulla limitazione dei controlli sulle merci tra Belfast e la Gran Bretagna. Lo Sinn Fein aveva vinto le elezioni del 2022 ma non poteva governare perché gli Accordi del Venerdì santo del 1998 prevedono un governo condiviso tra nazionalisti e unionisti.
L’accordo che ha sbloccato l’impasse nordirlandese potrebbe comunque essere contestato da Bruxelles: in pratica vengono diminuiti i controlli nel commercio tra Londra e Belfast, ma questo potrebbe creare problemi al Windsor Framework, ovvero l’accordo post Brexit tra Gran Bretagna e UE che prevede che i dazi doganali dell’UE si applicano alle merci in entrata nel territorio dell’Irlanda del Nord se esiste il rischio che tali merci vengano immesse nel mercato unico dell’UE mentre non ci sono dazi doganali sulle merci che arrivano in Irlanda del Nord dal resto del Regno Unito e che rimangono a Belfast.
Tornando alla valenza “politica” del nuovo primo ministro nordirlandese, Mary Lou McDonald, leader dello Sinn Fein irlandese, ha spiegato che ora “l’unificazione dell’Irlanda è a portata di mano in termini storici”. In realtà non sarà un processo facile, anche se negli Accordi del Venerdì Santo sussiste la possibilità che si possa arrivare a un referendum. A Londra temono in particolare che alle prossime elezioni di Dublino, che saranno nel 2025, possa vincere proprio lo Sinn Fein che oggi è invece all’opposizione.
Oggi il primo ministro britannico, Rishi Sunak, ha incontrato per la prima volta Michelle O’Neill da quando è in carica smorzando i toni. “Il nostro nuovo accordo dà loro più fondi e poteri mai avuti prima, affinché possano soddisfare le famiglie e le aziende in tutta l’Irlanda del Nord. Questa è la priorità ora, non una modifica costituzionale, ma fornire giorno dopo giorno servizi che interessano alla gente”.