Unione italiana vini: per capire le proporzioni vere dei possibili danni bisogna tenere conto “del calo delle vendite anche da parte degli altri Paesi, in recessione a causa dei dazi di Trump”.
La minaccia del presidente USA, Donald Trump, di imporre tariffe aggiuntive del 25% sulle merci europee, potrebbe mettere KO l’industria agroalimentare italiana. Il costo stimato per le singole filiere sarebbe di quasi 500 milioni solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi. Una vera e propria stangata che aumenterebbe di 2 miliardi di euro i costi dei prodotti “made in Italy” per i consumatori americani con un inevitabile calo delle vendite, dopo il record fatto segnare nel 2024 dalle esportazioni di cibo italiano verso gli Stati Uniti, saliti a oltre 7,8 miliardi di euro.
“L’imposizione di dazi aprirebbe uno scenario preoccupante, tanto più in considerazione dell’importanza del mercato statunitense – ha dichiarato al quotidiano economico e finanziario italiano ‘Il Sole 24 Ore’ il presidente dell’associazione dei produttori agricoli ‘Coldiretti’, Ettore Prandini (nella foto) –. Negli USA l’agroalimentare italiano è cresciuto in valore del 17% contro un calo del 3,6% dell’export generale. Per questo crediamo che debbano essere messe in campo tutte le necessarie azioni diplomatiche per scongiurare una guerra commerciale che danneggerebbe cittadini e imprese europee e americane”.
Ma c’è chi sostiene che i dati citati non riflettono l’insieme di problemi e di perdite in termini di denaro che aspettano l’industria agroalimentare italiana.
Gli esperti dell’Unione italiana vini (UIV) insistono che tutte le stime devono essere basate su un’analisi “allargata”, e dovrebbe tenere conto “del calo delle vendite anche da parte degli altri Paesi, in recessione a causa dei dazi di Trump”.
Vale a dire che l’impatto di possibili dazi USA su prodotti chiave del “made in Italy” rischia di penalizzare l’economia italiana molto più, ma molto più che per la prevedibile semplice riduzione delle esportazioni italiane verso il mercato statunitense. A differenze delle stime di Coldiretti (500 milioni di euro per il vino italiano) l’UIV ha previsto un danno – di una possibile imposizione da parte di Washington di un dazio ad valorem del 25% – pari a circa un miliardo di euro.
“Un effetto a cerchi concentrici – hanno spiegato a ‘Il Sole 24 Ore’ gli esperti dell’Unione italiana vini – che parte dagli USA, dove la perdita diretta stimata sarebbe attorno ai 472 milioni di euro (equivalente a un crollo delle esportazioni del 25%), e che si allarga ai Paesi ‘impattati’ direttamente dalle nuove tariffe, per i quali sono previsti rallentamenti economici se non recessione, come in Canada o in Germania”.
Vale a dire che l’analisi, più che affidabile, fatta dall’UIV “prende in esame anche il possibile contraccolpo dei dazi USA su altri Paesi, che sono al tempo stesso esportatori verso gli Stati Uniti, ma anche consumatori di vini italiani”.
“In Canada – hanno scritto gli esperti dell’Unione italiana vini in una nota – l’export italiano potrebbe chiudere i conti del 2025 a -6%, mentre nell’Unione europea le stime si attestano a un -5%, per un saldo valore negativo di 216 milioni di euro. Tra Usa, Canada e Ue, che fanno l’80% del valore export vino italiano, il saldo per l’anno mobile (da aprile 2025 ad aprile 2026) chiuderebbe a -716 milioni di euro (-11%)”.