Kazakhstan annuncia il razionamento del suo export petrolifero verso la Germania

La repubblica ex sovietica dell’Asia Centrale è lontana dall’Europa anni luce e deve fare affidamento sulla buona volontà delle ex "repubbliche sorelle" dell’Unione Sovietica – la Russia e l’Azerbaigian – che dispongono di oleodotti e di altre indispensabili infrastrutture.

Nel mese di ottobre del 2024 il Kazakhstan, la più grande ed economicamente sviluppata delle cinque repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale “ridurrà da 145.000 a 133.000 tonnellate il volume di petrolio esportato verso la Germania”. Come è stato annunciato dal ministero dell’Energia del Kazakhstan sarà ridotto l’export che arriva in Europa dopo il passaggio – inevitabile – per il territorio della Russia. In linea d’aria  Kazakhstan (la cartina sotto l’articolo), il cui territorio supera quello tedesco di 7,6 volte, dista dalla Germania più di 4.300 chilometri, di mezzo c’è il Mar Caspio e per forza bisogna chiedere aiuto alla Russia. Il Kazakhstan è collegato al sistema di oleodotti della Russia e per poter “esportare” il proprio greggio verso l’Europa deve sperare in “buona volontà” del Cremlino.

In termini tecnici l’annunciata riduzione del flusso di greggio riguarda l’oleodotto “Druzhba” (Amicizia), costruito nel 1960-1964 per rifornire di petrolio sovietico i Paesi dell’ex campo socialista dell’Europa Orientale (la cartina a sinistra). La rotta dell’export di petrolio kazakho parte dalla città di Uzen, arriva al centro di smistamento a Samara, in Russia (da mesi bersagliato dai droni kamikaze ucraini, costruiti anche grazie ai finanziamenti tedeschi), e da qui, attraverso un sistema di oleodotti, gestiti dalla società pubblica russa “Transneft”, scorre fino al centro di smistamento di Adamova Zastava, in Polonia.

Grazie alla disponibilità di Mosca nei primi nove mesi del 2024 il Kazakhstan ha esportato verso l’Europa oltre un milioni di tonnellate di greggio 1.081.000 tonnellate di petrolio, quasi il doppio rispetto alle quantità consegnate alla Germania e ad altri consumatori europei nell’analogo periodo dell’anno scorso (590.000 tonnellate). L’agenzia di stampa “Kazinform” ha spiegato che la “riduzione delle consegne è dovuto all’inizio dei lavori di manutenzione tecnica presso il giacimento di Kashagan, sul Mar Caspio”. Le fonti di Astana non escludono che il razionamento forzato potrebbe interessare l’export petrolifero del Kazakhstan anche negli ultimi due mesi dell’anno. C’è che sostiene anche che gli attacchi ucraini abbiano centrato uno dei bersagli petroliferi a Samara, causando problemi ai trasporti del petroli kazakho.

L’annuncio lascerà a bocca asciutta l’industria della Germania, che aveva addirittura chiesto al Kazakhstan “un aumento delle forniture di petrolio fino a 2,5 milioni di tonnellate l’anno”.

La compagnia petrolifera del Kazakhstan “KazTransOil” cerca le alternative di trasporto, tra cui la rotta attraverso il Mar Caspio, che parte dal porto di Aktau per arrivare ai terminal dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC), lungo 1.768 chilometri, che collega l’Azerbaigian alla Georgia e alla Turchia, e successivamente ai Paesi balcanici (la cartina a sinistra). Nel periodo gennaio-settembre del 2024 il Kazakhstan e l’Azerbaigian (un altro grande Paese produttore di petrolio) hanno esportato verso l’Europa tramite l’oleodotto BTC, la cui capacità di trasporto supera i 50 milioni di tonnellate di greggio all’anno, circa 1,1 milioni di tonnellate di petrolio.