L'inflazione dovrebbe invece attestarsi al 4,5% al netto di eventuali shock nei prezzi dei beni alimentari
L’India continua la sua corsa e si aspetta che il PIL nel prossimo anno fiscale sarà in aumento di circa il 7%. Lo si legge nel documento State of economy della Reserve Bank of India (RBI) ed è stato confermato da Shaktikanta Das, governatore della Banca centrale indiana, a Davos nel corso di un incontro dalla Confederation of Indian Industries. Nell’anno fiscale che si chiuderà il 31 marzo invece la crescita del Pil dovrebbe essere del 7,3% ovvero il risultato migliore tra le principali economie globali.
Le attese della banca centrale sono quelle di una crescita costante e duratura nel tempo mentre l’inflazione dovrebbe attestarsi attorno al 4,5%, un numero considerato nella norma per l’economia di Nuova Dehli. Shaktikanta Das ha in ogni caso sottolineato che relativamente alla crescita dei prezzi va tenuto in conto l’andamento dei prezzi degli alimenti, voce che potrebbe influire negativamente sull’inflazione complessiva.
La RBI ha anche sottolineato che i recenti attacchi alle navi in transito lungo la tratta del Mar Rosso, che hanno spinto le navi verso la più lunga e costosa tratta che circumnaviga l’Africa, possono provocare una pressione sulle catene di approvvigionamento globali, aspetti questi che rendono molto incerte le prospettive a breve termine del commercio indiano.
Il Sole 24 Ore riporta una certa incertezza nella definizione della crescita indiana e di come questa sia distribuita nella popolazione. Gli economisti indiani, come riporta il quotidiano finanziario, sono divisi tra chi avanza critiche sulla polita economica del Governo che favorirebbe la grande industria e le fasce più abbienti creando disuguaglianze nel reddito della popolazione, fatto che sarebbe dimostrato dall’impetuosa crescita di alcuni beni di lusso come i brand tedeschi dell’automotive. Gli economisti più vicini al Governo di Narendra Modi sottolineano al contrario la crescita anche degli indicatori (legati ad alcuni beni alimentari e di consumo) che testimonierebbero una crescita diffusa della ricchezza per tutti gli indiani, compresi i ceti meno abbienti.