Il Cremlino ha rinviato la proroga dell’accordo sul grano ucraino fino a quando tutte le parti dell’intesa relative alla Russia non saranno attuate in piena misura. Lo ha dichiarato lunedì il portavoce presidenziale russo, Dmitrij Peskov, secondo il quale “di fatto, l’accordo sul grano del Mar Nero ha cessato di funzionare oggi”.
L’accordo tra le Nazioni Unite, la Russia, l’Ucraina e la Turchia che garantiva l’export cerealicolo ucraino attraverso il Mar Nero era stato concluso il 22 luglio del 2022 e oggi avrebbe dovuto vedere la sua quarta proroga. La Russia accusa l’Occidente di aver regolarmente sabotato la realizzazione di tutte le parti che riguardavano l’export agroindustriale russo, dai concimi chimici alla riconnessione della banca agricola Rosselkhozbank al sistema di telecomunicazioni interbancarie Swift.
“Sfortunatamente la parte relativa alla Russia di questi accordi ancora non è stata attuata, quindi la sua validità è terminata. Non appena la parte russa degli accordi sarà soddisfatta, la Russia ritornerà immediatamente all’attuazione dell’accordo”, ha detto Peskov.
La posizione della Russia sulla sospensione della partecipazione all’accordo sul grano era stata annunciata prima dell’attacco terroristico di oggi sul ponte che collega il territorio russo alla penisola della Crimea, nel quale una bimba di sette anni è stata gravemente ferita mentre i suoi genitori sono morti sul posto. Peskov ha sottolineato che l’attacco non ha influenzato la decisione di Mosca: “No, questi eventi non sono assolutamente correlati tra loro. La posizione russa era stata annunciata il 13 luglio scorso dal presidente, Vladimir Putin. Non appena le nostre richieste saranno soddisfatte, ritorneremo alla realizzazione dell’accordo”, ha detto il portavoce del Cremlino.
Domenica Washington ha minacciato la Russia annunciando “gravi conseguenze”, qualora Mosca dovesse annullare la propria partecipazione all’accordo sul grano ucraino. “Qualora la Russia dovesse respingere il rinnovo dell’accordo sul grano, ciò significherebbe gravi conseguenze diplomatiche, una cavata di sangue vera e propria”, ha detto il consigliere della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan.
Ieri è partita dal porto di Odessa l’ultima nave ucraina, carica di 15.300 tonnellate di ravizzone e di 23.500 tonnellate di mais, a cui è stato concesso un passaggio sicuro dall’accordo sul grano del Mar Nero. L’accordo è stato considerato cruciale per scongiurare una crisi alimentare mondiale e per combattere la fame nei Paesi in via di sviluppo. Nel suo discorso lo scorso giugno al Forum economico internazionale di San Pietroburgo il presidente Putin ha dichiarato che soltanto il 4% del grano ucraino è andato ai Paesi più bisognosi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, mentre la parte del leone è stata accumulata dall’Occidente.
Nell’anno passato l’iniziativa del Mar Nero ha permesso all’Ucraina di esportare cereali per 9,8 miliardi di dollari, mentre il mancato rinnovo del deal verrà a costare a Kiev mezzo miliardo di dollari al mese.