Abiy Ahmed, primo ministro dell’Etiopia, e Musa Bihi Abdiil, presidente del Somaliland, hanno firmato il 1 gennaio 2024 un memorandum d’intesa che consentirebbe all’Etiopia di avere uno sbocco sul mare. L’accordo prevederebbe l’affitto per 50 anni di una porzione di terra di 20 chilometri attorno al porto di Berbera, sul Golfo di Aden e così Addis Abeba tornerebbe ad avere uno sbocco sul sul Mar Rosso, sbocco che gli è precluso dal 1993, anno in cui l’Eritrea dichiarò l’indipendenza.
In cambio l’Etiopia riconoscerebbe ufficialmente il Somaliland, Paese da 3,5 milioni di abitanti con capitale Hargheisa che si è staccato dalla Somalia dal 1991, anno di inizio della guerra civile. Mogadiscio non ne riconosce tuttavia l’indipendenza, considerandolo un suo territorio ed ha quindi immediatamente dichiarato la sua avversione all’accordo e convocato il proprio ambasciatore in Etiopia per discutere dell’accaduto.
L’Etiopia è il secondo paese più popoloso dell’Africa e avere un accesso diretto al mare sarebbe importante per motivi commerciali (oggi deve appoggiarsi a Gibuti) in particolar modo in questo momento di crisi economica con il Paese che è tecnicamente in default. D’altra parte il Somaliland non è riconosciuto dalla Comunità internazionale, per questo sarebbe particolarmente importante politicamente se l’Etiopia lo facesse.
Abiy Ahmed ha più volte dichiarato come uno sbocco sul Mar Rosso sia di vitale importanza per l’Etiopia e il fatto che, anche su questo aspetto, si basano la pace e i buoni rapporti tra i Paesi di quest’area. Indubbiamente questo principio di accordo fa alzare la tensione nel Corno d’Africa. Il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, secondo quanto riporta Reuters ha dichiarato che “nessuno ha il potere di cedere un pezzo di Somalia. Se l’Etiopia sostiene di avervi dato un riconoscimento, allora non è un riconoscimento che esiste”.