Litio boliviano: da Russia e Cina investimenti di 1,4 miliardi di dollari

La holding russa Uraniun One Group investirà in Bolivia nella produzione di carbonato di litio, la materia fondamentale per la produzione di batterie e di molti altri componenti elettronici, 578 milioni di dollari. Altri 857 milioni arriveranno dalla cinese Citic Guoan.

Uranium One Group, la holding internazionale controllata da “Rosatom”, l’agenzia statale russa per l’energia nucleare, e la società pubblica boliviana, Yacimientos De Litio de Bolivia (Ylb) hanno firmato un accordo quadro di 578 milioni di dollari sulla costruzione di un complesso industriale per l’estrazione e la produzione di carbonato di litio nelle saline di Pastos Grandes, nel dipartimento andino sudoccidentale di Potosì.
Secondo un comunicato stampa, diffuso ieri dalle autorità di La Paz, “il nuovo progetto congiunto russo-boliviano permetterà di avviare in Bolivia, il Paese con le più ricche riserve di litio al mondo, una completa catena tecnologica, dall’estrazione di materia prima alla produzione del prodotto da mercato”. Secondo il direttore per gli affari internazionali di “Rosatom”, Kirill Komarov, l’accordo apre “nuove prospettive” per la cooperazione a lungo termine tra Russia e Bolivia. “Per l’agenzia “Rosatom” questo è il primo progetto su larga scala all’estero  nel campo della produzione di litio. Si prevede che con un investimento di circa 600 milioni di dollari sarà costruito un moderno complesso industriale, capace di produrre 25.000 tonnellate di carbonato di litio all’anno, ovvero il 6% della produzione mondiale, con la possibilità di aumentare le capacità produttive dell’azienda in seguito alle future ricerche geologiche”, ha detto Komarov, all’agenzia stampa Ria Novosti.
Anche la società cinese Citic Guoan, anch’essa con una forte partecipazione statale, collaborerà con la Ylb per un altro impianto di carbonato di litio.
Il passaggio energetico e l’aumento della domanda nel mondo delle nuove fonti dell’energia pulita, l’avvio delle produzioni di massa delle autovetture a trazione elettrica, dei computer portatili e degli smartphone, ha aumentato negli ultimi anni la domanda globale del litio, il primo dei metalli alcalini. La produzione del litio è diventata molto importante grazie al suo utilizzo nelle batterie ricaricabili agli ioni di litio per veicoli e nei sistemi di accumulo di energia rinnovabile. Inoltre il litio è ampiamente utilizzato nell’industria farmacologica. Nella produzione dell’energia nucleare l’isotopo Litio-7 viene utilizzato per inibire la corrosione dei materiali strutturali negli impianti di reattori nucleari di tipo PWR (Pressurized Water Reactor).
Come hanno scritto i giornali boliviani “alla solenne cerimonia della firma degli accordi con la Russia e la Cina erano presenti rappresentanti boliviani, cinesi e russi delle tre società”. Ancora lo scorso gennaio la Bolivia aveva firmato un altro accordo con il consorzio cinese Catl Brunp & Cmoc (Cbc) per l’installazione di due impianti di batterie al litio. La Cbc ha preannunciato un investimento di almeno un miliardo di dollari nel progetto. Secondo le fonti presso il Governo boliviano, la russa Uranium One Group investirà 578 milioni di dollari in un impianto nelle saline di Pastos Grandes e la cinese Citic Guoan altri 857 milioni di dollari in un secondo impianto a nord delle saline di Uyuni, entrambi nel dipartimento andino sudoccidentale di Potosì.
La Bolivia ha stimato le riserve di litio nel sottosuolo delle saline di Uyuni a oltre 21 milioni di tonnellate e assicura che le mette al primo posto al mondo. Da sola la Bolivia non è in grado di avviare la produzione del litio perché non dispone di adeguate tecnologie avanzate.
La russa Uranium One Group ha annunciato che la prima parte dell’impianto sarà funzionante già nel 2024, per raggiungere la produzione a pieno ritmo di 25.000 tonnellate l’anno nel 2027.
Grazie agli accordi con la Russia e la Cina La Paz entro il 2025 prevede di esportare litio per cinque miliardi di dollari. Finora la principale fonte di reddito della Bolivia sono state le esportazioni del gas naturale che nel 2022 hanno portato nelle casse dello Stato 3,4 miliardi di dollari.