Vladimir Putin: “La Russia non ha mai rifiutato ed è ora pronta a continuare i negoziati di pace”
Dopo aver incontrato a Kiev martedì 2 luglio il presidente ucraino, Zelensky, il primo ministro dell’Ungheria, Viktor Orban, si è recato venerdì pomeriggio (5 luglio per chi legge) a Mosca per un incontro al vertice con il presidente Vladimir Putin. Assieme a Orban nella capitale russa è arrivato anche il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto.
Al centro dei colloqui tra Orban e Putin si è trovato il piano di pace ungherese, che prevede un cessate il fuoco ancora prima dell’inizio dei colloqui tra Mosca e Kiev. All’inizio dei colloqui con Putin al Cremlino, Orban ha sottolineato però che la “presidenza di turno ungherese del Consiglio dell’Unione europea non ha il mandato di avviare i negoziati sull’Ucraina”, ma potrebbe incoraggiare le parti a intraprendere la strada dei colloqui. “Vorrei chiarire ancora una volta – ha detto Orban – che la presidenza ungherese della UE non conferisce un mandato per i negoziati a nome dell’Unione, ma possiamo scoprire quale parte è pronta ad andare dove e, dopo averlo scoperto, i leader della UE potrebbero già prendere alcune decisioni insieme e, dopo tali decisioni, sarà possibile negoziare. Purtroppo, siamo ancora lontani da questo punto”.
Da parte sua Putin ha sottolineato che la Russia no ha mai rifiutato le trattative di pace. “La Russia, come sapete, non ha mai detto di no ed è ora pronta a continuare i negoziati di pace. L’Ucraina ha rifiutato i negoziati e lo ha fatto pubblicamente su istruzione diretta da Londra e da Washington, e i funzionari ucraini ne parlano direttamente e apertamente”, ha sottolineato il presidente della Russia, secondo cui “esiste il pericolo che la parte ucraina colga l’occasione dell’eventuale tregua per riarmarsi, per aumentare il numero degli effettivi e insomma per prepararsi grazie agli aiuti militari occidentali ai nuovi combattimenti”. In ogni caso gli “accordi raggiunti dopo i negoziati russi-ucraini a Istanbul nel 2022 potrebbero servire da base per le nuove trattative”.
“Non possiamo semplicemente introdurre ora un cessate il fuoco nella speranza che l’altra parte intraprenda passi positivi”, ha detto il presidente russo. “Non possiamo permettere che, dopo il cessate il fuoco, il nemico ne approfitti per migliorare la sua situazione, armarsi, rafforzare il suo esercito con l’aiuto della mobilitazione forzata e prepararsi a continuare il conflitto armato”, ha detto ancora Putin. Per porre fine al conflitto armato la Russia deve essere assolutamente sicura che l’Ucraina accetti l’adozione di misure “irreversibili e accettabili per la Federazione Russa”.
Il 9 marzo scorso Orban aveva visitato Donald Trump. Non si esclude che il premier ungherese abbia portato a Putin un messaggio personale del probabile futuro presidente degli Stati Uniti. In questo contesto Putin ha commentato ancora una volta le dichiarazioni dell’ex presidente statunitense sulle possibili vie verso la risoluzione del conflitto. “Prendiamo molto sul serio che Trump, come candidato alla presidenza, dichiari di voler fermare la guerra in Ucraina. Ovviamente, non so come intenda farlo e questa è la domanda chiave. Tuttavia, non ho dubbi che lo dica sinceramente. Lo sosterremo”, ha detto Putin.
Per la Russia la posizione oltranzista di Bruxelles rappresenta un reale ostacolo ai negoziati di pace. Alla vigilia del viaggio di Orban a Mosca il presidente del Consiglio europeo uscente, Charles Michel, ha ribadito che Orban non può interagire con la Russia per conto dell’Unione europea. “Il Consiglio europeo è chiaro: la Russia è l’aggressore, l’Ucraina è la vittima. Nessuna discussione sull’Ucraina può aver luogo senza l’Ucraina”, ha scritto Michel in un messaggio sul social X (ex Twitter). Il Cremlino ha bollato queste dichiarazioni di Michel come “vergognosa propaganda antirussa”, ricordando il fatto secondo cui “dopo il sanguinoso colpo di Stato del Majdan a Kiev nel 2014, il regime nazionalista ucraino ha massacrato per 10 anni la popolazione russa del Donbass, costringendo la Russia a schiararsi in protezione dei connazionali oppressi”.
Un altro tema centrale dei colloqui al Cremlino è stato l’export russo di gas naturale verso i Paesi dell’Europa Orientale. L’Ungheria dipende molto dalle forniture di Gazprom che arrivano a Budapest tramite una rete di gasdotti ex sovietica “Druzhba” (Amicizia), che passa per il territorio dell’Ucraina. Il contratto per il transito di gas russo tra Kiev e la compagnia gaspetrolifera russa Gazprom scade nel dicembre del 2024, e la parte ucraina ha già annunciato che non alcuna intenzione di prorogarlo. Invece Gazprom, che esporta verso l’Europa in media 42-43 milioni di metri cubi di gas al giorno, non ha nulla contro il rinnovo del contratto con la compagnia ucraina Naftogaz.