Pioggia di missili ucraini su Sebastopoli: Mosca convoca l’ambasciatore USA

Il raid missilistico ucraino è costato la vita a 4 civili, mentre 153 tra cui 27 bambini sono stati gravemente feriti. Il Cremlino: “Nuovo sanguinoso crimine del regime di Kiev, sponsorizzato e armato da Washington”

Mentre la città russa di Sebastopoli piange le sue vittime, il ministero degli Esteri della Russia ha convocato l’ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca, Lynne Tracy, in relazione all’attacco missilistico ucraino su Sebastopoli avvenuto domenica 23 giugno. Durante il raid l’Ucraina ha lanciato alcuni missili statunitensi ATACMS a lungo raggio d’azione e munite delle testate a grappolo, il cui utilizzo è vietato da numerosi accordi internazionali. Uno dei missili ha colpito una spiaggia molto affollata, causando numerosi morti e feriti. Le autorità mediche russe temono che il tragico bilancio sia destinato ad aumentare.

Prima di convocare il capo della missione diplomatica americana il ministero degli Esteri russo ha diffuso un comunicato in cui ha bollato il raid ucraino come “nuovo sanguinoso crimine del regime di Kiev, sponsorizzato e armato da Washington”. Secondo Mosca il raid è stato “mirato contro la popolazione civile di Sebastopoli, accompagnato da numerose vittime, tra cui bambini”.

La stampa internazionale cita ampiamente la dichiarazione russa. “Le azioni di Washington che incoraggiano le autorità filo-naziste dell’Ucraina a intraprendere un’azione militare non rimarranno impunite”, ha citato l’agenzia d’informazione italiana ASKA News la dichiarazione del ministero degli Esteri russo, secondo cui “gli Stati Uniti hanno le medesime responsabilità dell’Ucraina in merito all’attacco disumano”.

Oltre al cruento raid missilistico ucraino che ha devastato anche un quartiere residenziale della città di Sebastopoli, la situazione in Russia durante il fine settimana è stata aggravata da un attacco terroristico di matrice islamista radicale in Daghestan, una delle repubbliche russe del Caucaso Settentrionale. Domenica 23 giugno un gruppo di uomini armati, appartenenti a un nucleo radicale islamista, hanno attaccato una sinagoga e una chiesa russa nelle città di Derbent e di Makhachkala. Nel corso dell’operazione antiterrorismo lanciata dalle autorità e durata fino alla mattina del lunedì, sono stati uccisi quindici agenti delle forze dell’ordine, quattro civili – tra cui un prete ortodosso russo.