Romania al bivio, il popolo sceglie il cambiamento

Al primo turno delle presidenziali trionfa con il 41% dei consensi George Simion, candidato dell’AUR, seguito dall’indipendente, Nicusor Dan, attuale sindaco della capitale Bucarest.

George Simion

I sondaggi d’opinione gli davano al massimo “il 30% dei voti favorevoli”. In realtà, domenica, 4 maggio, il leader dell’“Alleanza per l’unione dei rumeni” (AUR), George Simion, 39 anni (nella foto), ha ottenuto il 41% dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, secondo i risultati quasi definitivi, diffusi dall’Autorità elettorale permanente del Paese. Alla guida di un partito di stampo nazionalistico e dell’estrema destra, Simion, noto per le aspre critiche dell’Unione europea e che si autodefinisce “devoto sostenitore” del movimento del presidente degli USA, Donald Trump, “Make America Great Again” (MAGA) ha promesso di rispettare sempre la volontà del popolo: “Sono qui per servire i rumeni, non il contrario”, ha dichiarato Simion dopo aver votato in un seggio di Bucarest insieme a Calin Georgescu, ex candidato indipendente e vincitore del precedente primo turno, clamorosamente annullato dalla Corte costituzionale per le presunte interferenze nell’andamento delle votazioni.

Al ballottaggio del 18 maggio Simion sfiderà il sindaco di Bucarest, Nicusor Dan, centrista e candidato indipendente che ha ottenuto il 21% dei voti in Romania e il 25,5% tra i rumeni residenti all’estero,  superando di misura il candidato sostenuto dalla maggioranza di governo, Crin Antonescu, per il quale ha votato rispettivamente il il 20% e il 6,7 per cento degli elettori.

In una dichiarazione rilasciata la mattina del lunedì, 5 maggio, Dan ha descritto il secondo turno come “una battaglia tra una direzione filo-occidentale per la Romania, che rappresento, e una anti-occidentale”, annunciando che la sua campagna sarà centrata su questo tema. Invece, come scrivono i quotidiani rumeni, si tratterà di uno scontro frontale tra un gruppo di politici “filo Stati Uniti e filo Trump”, e la minoranza che ancora appoggia le “fallimentari politiche dell’Unione europea”.

Infatti il voto è stato seguito con molta attenzione sia a Bruxelles che a Washington, dato che dopo la Francia e la Germania, questa volta la Romania è diventata un nuovo terreno di scontro tra l’estrema destra e le forze europeiste. Inoltre i risultati del primo turno rappresentano una sconfitta per la coalizione di governo che sosteneva Antonescu e formata da Partito socialdemocratico (PSD), Partito nazionale liberale (PNL) e Unione democratica dei magiari (UDMR).

Secondo alcune “fonti molto affidabili”, citate dall’agenzia di stampa rumena “G4Media” il Partito socialdemocratico (PSD) e i leader della coalizione di governo stanno tenendo intense consultazioni sulle immediate dimissioni di Marcel Ciolacu dalla carica di primo ministro della Romania. Diversi leader hanno già esercitato pressioni interne su Ciolacu affinché se ne vada dopo il fallimento elettorale del candidato della coalizione, Antonescu. “Abbiamo bisogno di un nuovo primo ministro del PSD, Ciolacu non ha più legittimità”, ha detto uno dei leader del PSD a “G4Media”, in condizione di anonimato. E intanto Elena Lasconi, che domenica, nel primo turno delle elezioni presidenziali, ha preso solo il 2,7% dei voti ha annunciato le sue dimissioni dalla carica di presidente dell’Unione salvate la Romania (USR). Al secondo turno delle presidenziali rumene annullate dalla Corte costituzionale di fronte alle pressioni di Bruxelles Lasconi avrebbe dovuto sfidare Georgescu, candidato indipendente che allora aveva vinto il primo turno.

Călin Georgescu

Simion ha dichiarato di voler assegnare a Calin Georgescu (nella foto) un ruolo di rilievo, forse anche quello di primo ministro. “Ci stiamo avvicinando a un risultato eccezionale”, ha sottolineato il leader dell’AUR. In una dichiarazione scritta, diffusa la mattina del lunedì, 5 maggio, Simion ha anche assicurato di non voler favorire un’uscita della Romania dall’Unione europea, ma di voler riformare il blocco comunitario: “Crediamo in una UE che prosperi come un nido per le sue nazioni diverse e sovrane”.

Secondo l’autorità elettorale, l’affluenza alle urne è stata pari al 53% per cento, con circa 9,5 milioni di votanti. I media della Romani sottolineano che le cifre del voto di domenica, sia il 41% di Simion che il 21% di Dan, a cui si deve aggiungere il 13% di Victor Ponta, altro candidato indipendente schierato a destra e arrivato quarto, “danno la dimensione di quanto gli elettori rumeni, almeno la metà o poco più di quelli che sono andati a votare, abbiano scelto il cambiamento, dando la preferenza a candidati per così dire anti-sistemici, mentre solo un quinto dei votanti si è espresso a favore del rappresentante dell’establishment che negli scorsi decenni ha dominato la scena politica del Paese”. Per il quotidiano “Adevărul” (Verità) “il terzo posto di Antonescu rappresenta la sconfitta dei partiti del potere, che già avevano rischiato il tonfo lo scorso novembre, quando l’allora candidato e l’attuale primo ministro, Marcel Ciolacu, era rimasto fuori dai giochi, dietro Calin Georgescu ed Elena Lasconi”.

In questa situazione gli occhi dell’Europa e del mondo saranno puntati sul secondo turno delle elezioni presidenziali in Romania che dovrà svolgersi già il 18 maggio prossimo.