Siria: centinaia di civili sterminati in pochi giorni

In rete circolano video choc di esecuzioni di massa contro alawiti, fedeli del presidente deposto Bashar Al-Assad. Il leader delle nuove autorità siriane: “Deponete le armi e arrendetevi prima che sia troppo tardi”.

Alcune donne alawite piangono la morte dei loro uomini

Da tre giorni in Siria proseguono violenti scontri tra le forze del nuovo governo di Damasco e gli uomini armati ancora fedeli all’ex presidente siriano, Bashar Al-Assad, deposto lo scorso 8 dicembre. Nei combattimenti seguiti alle esecuzioni di massa contro decine di uomini, accusati di esser stati membri dei servizi del passato regime, centinaia di persone sono state uccise nelle zone costiere dell’ovest della Siria, a Latakia e Tartus.

Le nuove autorità siriane hanno dato a ferro e fuoco alcune località nella parte occidentale del Paese per soffocare le insurrezioni dei civili, rimasti fedeli a Bashar al-Assad. Dopo una serie di proteste degli abitanti delle province mediterranee di Latakia e di Tartus un gruppo di ex ufficiali dell’esercito di Al-Assad ha attaccato un convoglio del nuovo governo siriano, costituito dal movimento “Hayat Tahrir al-Sham” (HTS), riconosciuto in Russia e in molti altri Paesi come “pericolosa organizzazione terroristica”.

Come riferisce sabato, 8 marzo, l’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), ONG con sede a Londra, in una sola giornata del venerdì, 7 marzo, oltre 300 civili alawiti sono stati uccisi e oltre 500 persone, tra cui donne e bambini, sono rimaste ferite dalle forze di sicurezza e dai gruppi affiliati nel corso delle operazioni di rastrellamento e negli scontri con i lealisti di Bashar Al-Assad.

Come ha scritto in un comunicato l’Osservatorio siriano per i diritti umani “311 civili alawiti nella regione costiera sono stati uccisi dalle forze di sicurezza, mentre con queste vittime il numero totale dei morti negli scontri avvenuti da giovedì 6 marzo sale a 524 uomini e donne”. In rete circolano video choc di esecuzioni di massa contro alawiti, fedeli del presidente deposto Bashar Al-Assad.

Il leader siriano Ahmad Sharaa, conosciuto anche con il “nome da battaglia” di Abu Mohammed Al-Jolani, ha esortato gli insorti della minoranza alawita del deposto presidente Bashar al-Assad a deporre le armi “prima che sia troppo tardi”. Sharaa ha anche promesso di “continuare a lavorare per il monopolio delle armi nelle mani dello Stato” e ha affermato “che non ci saranno più armi non regolamentate in circolazione”.

La regione di Latakia ospita la minoranza religiosa alawita (11-12% della popolazione siriana), la stessa confessione dell’ex presidente Al-Assad. La tensione è cominciata a salire di grado dopo che il 4 marzo il Dipartimento di sicurezza interna del nuovo governo provvisorio della Siria ha lanciato una campagna su larga scala di persecuzioni contro i fedeli dell’ex presidente Al-Assad in diversi quartieri di Latakia, il porto più importante del Paese. Negli ultimi due mesi, i sostenitori dell’ex presidente siriano hanno condotto quattro operazioni nel nord-ovest del Paese, che hanno causato la morte e il ferimento di alcuni membri del Dipartimento delle operazioni militari di HTS.