Il conflitto tra le forze che fanno capo ad Abdel-Fattah al-Burhan e al suo ex vice Mohamed Hamdan Dagalo era scoppiato il 15 aprile 2023.
Un anno fa, il 15 aprile 2023, in Sudan scoppiava il conflitto tra le truppe fedeli a Abdel-Fattah al-Burhan, Presidente del Consiglio Sovrano di Transizione e de facto capo di Stato, e il suo ex vice Mohamed Hamdan Dagalo, chiamato anche con il soprannome di “Hemetti”, al comando delle Forze di supporto rapido (RSF).
Da Khartum i conflitti e le violenze si sono espanse anche alle altre province e il bilancio dei morti stimato dall’Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED) è di oltre 14.790 morti. Una situazione che potrebbe peggiorare ulteriormente, secondo quanto spiega il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk visto che ora le fazioni stanno armando i civili.
“Il popolo sudanese è stato sottoposto a sofferenze indicibili durante il conflitto, caratterizzato da attacchi indiscriminati in aree densamente popolate, attacchi a sfondo etnico e un’alta incidenza di violenza sessuale legata al conflitto. Anche il reclutamento e l’utilizzo di bambini da parte delle parti in conflitto sono profondamente preoccupanti”, ha spiegato Türk.
In un anno sono state sfollate più di 8 milioni di persone e quasi 18 milioni di persone si trovano in una situazione di grave insicurezza alimentare. Tra questi 14 milioni sono bambini. Una situazione catastrofica, aggravata dal fatto che oltre il 70% degli ospedali non è più funzionante.
Secondo i fati del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), circa 8,9 milioni di bambini soffrono di insicurezza alimentare acuta, quasi 4 milioni di bambini sotto i cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta, tra cui 730.000 di malnutrizione acuta grave, potenzialmente letale.
La richiesta fondamentale di Türk è quella di lasciare accesso agli aiuti, senza politicizzarli, per provare a tamponare una crisi umanitaria che appare senza fine.