Svizzera: ridurre le emissioni di CO2 del 65%

Per raggiungere questo obiettivo alla Confederazione elvetica ci vorranno 10 anni

Entro il 2035 la Svizzera dovrà ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 65% rispetto ai livelli del 1990. In base all’Accordo di Parigi, che mira a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, gli Stati firmatari devono rafforzare i loro obiettivi di riduzione ogni cinque anni, adottare misure concrete e riferire sui progressi compiuti. Le misure devono essere attuate in via prioritaria sul territorio nazionale.

I nuovi obiettivi di riduzione sono più severi di quelli fissati per il periodo precedente (2021-2030). Nel 2017, la Svizzera si è impegnata a ridurre le proprie emissioni di gas serra del 50% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Gli obiettivi per il periodo 2031-2035 corrispondono agli obiettivi intermedi della legge sulla protezione del clima, all’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni entro il 2050 e alle raccomandazioni del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC).

Allo stesso tempo in Svizzera, come in molti altri Paesi industrializzati del mondo, aumentano le preoccupazioni riguardo alla capacità delle centrali solari e delle turbine eoliche di soddisfare il fabbisogno energetico del Paese, dove ancora funzionano quattro centrali nucleari (Beznau 1 e 2, Gösgen e Leibstadt) che attualmente garantiscono circa un terzo dell’elettricità prodotta nel Paese.

Nel 2017, in occasione del voto sulla strategia energetica 2050, la Svizzera ha deciso di “abbandonare l’atomo”. Nel 2025 in una nota il Governo svizzero ha comunicato la sua intenzione di riaprire al nucleare, eliminando il “divieto di costruire nuove centrali nucleari”, inserito con il voto del 2017: “Sarà ancora da vedere se il potenziamento delle energie rinnovabili avverrà tanto rapidamente da permettere di sopperire con tempestività alle capacità produttive venute meno e di coprire il fabbisogno elettrico crescente”.

In Svizzera la polemica sulla lotta contro i cambiamenti climatici va su di giri: il 9 febbraio prossimo gli elettori della Confederazione saranno chiamati alle urne per votare a favore o contro la cosiddetta “Iniziativa per la responsabilità ambientale”. I risultati del secondo sondaggio d’opinione, pubblicati mercoledì, 29 gennaio, delineano una “netta bocciatura dell’unico tema in votazione federale il prossimo 9 febbraio”. Con l’avanzare della campagna, la percentuale di “no” è aumentata, mentre quella dei “sì” è diminuita: attualmente il 61% dei cittadini svizzeri ha dichiarato di essere “contrario” all’iniziativa concernente il consumo delle risorse naturali e le emissioni nocive.

Il testo della controversa “iniziativa” chiede che le “attività economiche in Svizzera possano consumare risorse ed emettere sostanze nocive solo nella misura in cui le basi naturali della vita siano conservate”. Se – contrariamente alle previsioni – l’iniziativa dovesse invece essere accolta, sia la Confederazione elvetica in generale che i singoli Cantoni, entro 10 anni dall’accettazione, “sarebbero tenuti ad adoperarsi in modo che l’impatto ambientale dei consumi non superi i limiti planetari in rapporto alla popolazione elvetica”. I limiti in questione concernono il surriscaldamento globale, la perdita di biodiversità, il consumo d’acqua, lo sfruttamento del suolo e le immissioni di azoto e fosforo.