L’Esercito Popolare di Liberazione della Cina ha presentato le manovre intorno all'isola come una “punizione per gli indipendentisti” di Taiwan e un “severo avvertimento contro interferenze e provocazioni esterne”
62 aerei da combattimento e circa 30 navi da guerra delle forze armate cinesi hanno partecipato alle manovre militari di due giorni “Joint Sword-2024A”, lanciate intorno a Taiwan in seguito all’insediamento del nuovo presidente taiwanese, Lai Ching-te. I jet cinesi hanno superato diverse volte la linea mediana dello Stretto di Taiwan, sono entrati nella zona di identificazione aerea, mettendo le difese taiwanesi in stato di massima allerta.
Il portavoce del ministero della Difesa della Cina, Wu Qian (nella foto), ha dichiarato che le manovre del 23-24 maggio, volte a scoraggiare “l’indipendenza di Taiwan” sono state completamente “ragionevoli, legittime e necessarie”. Secondo il generale Wu “il leader della regione di Taiwan ha lanciato una sfida al principio della Cina unica da quando è entrato in carica, spacciando sfacciatamente la ‘teoria dei due Stati’ e tentando di cercare ‘l’indipendenza’ con la forza e facendo affidamento su forze esterne”.
Il rappresentante del ministero della Difesa cinese ha sottolineato che la linea seguita dal nuovo presidente di Taiwan non è altro che “giocare con il fuoco, e chi gioca con il fuoco si brucerà”. Ogni provocazione, ha aggiunto, “spingerà le nostre contromisure a fare un ulteriore passo avanti, fino al raggiungimento della completa riunificazione”.
In precedenza Pechino aveva condotto altre due esercitazioni, la prima nell’agosto del 2022, in risposta alla visita a Taipei di Nancy Pelosi, allora presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, mentre quella seconda nell’aprile del 2023, dopo l’incontro tra l’ex presidente taiwanese Tsai Ing-wen e Kevin McCarthy, successore di Pelosi.
Secondo i media taiwanesi la priorità della terza fase delle manovre cinesi sia stata quella di affinare le capacità di operare un totale blocco navale dell’isola. Un eventuale futuro blocco navale giocherebbe su due grandi debolezze di Taipei: la forte dipendenza dall’export e la totale dipendenza dall’approvvigionamento energetico. La portavoce dell’ufficio presidenziale di Taiwan, Karen Kuo, ha bollato le manovre come “provocazione unilaterale” della Cina che “non solo mina lo status quo di pace e stabilità nello Stretto di Taiwan, ma rappresenta una minaccia all’ordine internazionale”.