Il premier ungherese, Viktor Orban: "Lo faccio se Bruxelles non rispetterà le proprie garanzie riguardo alle forniture di energia".
L’Ungheria porrà il veto alla proroga di altri sei mesi delle sanzioni imposte dall’Unione europea contro la Russia, se la Commissione europea continuerà a non rispettare le garanzie fornite ai Paesi est-europei in materia di sicurezza energetica. Come ha dichiarato il primo ministro ungherese, Viktor Orban (nella foto), in una tradizionale intervista del venerdì mattina (31 gennaio, per chi legge) all’emittente “Radio Kossuth” ogni sei mesi si deve prendere una decisione sulle sanzioni: “E se la Commissione europea non rispetta quanto concordato, allora non solo inizieremo a parlare di revocarle (le sanzioni anti-russe), ma lo faremo”, ha dichiarato Orban, precisando che il punto centrale degli accordi riguarda i “negoziati sul transito del gas russo attraverso il territorio dell’Ucraina verso l’Europa”.
Da parte sua il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha dichiarato che Budapest aveva ricevuto dalla Commissione europea tutte le necessarie garanzie di sicurezza energetica, senza le quali avrebbe bloccato subito l’estensione delle misure restrittive contro la Russia. La Commissione europea, secondo Szijjarto, si è impegnata a proteggere i gasdotti e gli oleodotti che trasportano materie prime russe verso gli Stati-membri dell’Unione europea e ha chiesto a Kiev, che vuole chiudere anche gli oleodotti, di garantire la salvaguardia delle forniture di petrolio russo.
Intanto il portavoce presidenziale russo, Dimitrij Peskov, ha dichiarato che la Russia è interessata alle forniture di gas all’Europa: “Se ci sono acquirenti, ovviamente, si tratta di commercio. La Russia è interessata a continuare questo commercio. Siamo interessati a vendere i nostri beni energetici, che non sono solo competitivi rispetto al gas naturale liquefatto statunitense, ma sono molto più vantaggiosi per gli acquirenti europei”, ha dichiarato Peskov ai giornalisti. Il portavoce del Cremlino ha aggiunto che la Federazione Russa è consapevole che l’Ungheria “ha posto alcune condizioni” per l’estensione delle sanzioni europee contro la Russia. “Queste condizioni hanno a che fare con la posizione del regime di Kiev. A quanto pare, l’Ungheria avrebbe ricevuto alcune garanzie da Bruxelles secondo le quali verrà ripreso un qualche tipo di processo negoziale. Monitoreremo attentamente la situazione”, ha sottolineato Peskov.
Oltre all’energia. le tensioni tra l’Ungheria e l’Ucraina riguardano anche la sistematica violazione dei diritti della minoranza etnica ungherese in Transcarpazia, impedendo il miglioramento delle relazioni bilaterali. Come ha ha dichiarato il capo della diplomazia ungherese, Peter Szijjarto (nella foto), intervenendo a un evento a Komarno, in Slovacchia, “con l’Ucraina, i nostri sforzi di normalizzare i rapporti sono chiaramente falliti, perché negli ultimi dieci anni le autorità ucraine hanno costantemente violato e limitato i diritti della minoranza nazionale ungherese e di altre minoranze, aggiungerei: con l’aiuto di una parte significativa della comunità internazionale”, ha dichiarato Szijjarto, sottolineando che “Budapest ha sempre cercato di mantenere buoni rapporti con i Paesi vicini, poiché ciò favorisce anche la condizione delle minoranze ungheresi all’estero”.
Tuttavia, nel caso di Kiev, secondo Szijjarto, non c’è stato alcun progresso. A settembre, il capo della diplomazia ungherese aveva ribadito l’intenzione di Budapest di instaurare rapporti di buon vicinato con l’Ucraina, sottolineando però che un miglioramento richiederebbe anche passi concreti da parte di Kiev. Il ministro ha inoltre ricordato che le condizioni poste dall’Ungheria per il ripristino dei diritti della minoranza ungherese in Transcarpazia sono state incluse nella bozza del quadro negoziale per l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea.
Infine un altro Paese est-europeo che è entrato in rotta di collisione con l’Ucraina è la Slovacchia. Recentemente, il primo ministro slovacco, Robert Fico, ha denunciato il “coinvolgimento dell’Ucraina nelle proteste antigovernative”, che si sono svolte a Bratislava e in alcune altre città della Slovacchia. In un’intervista radiofonica, il premier slovacco ha sostenuto che “un terzo dei partecipanti alle manifestazioni fosse ucraino”.