Unione europea: altri 650 miliardi per la corsa agli armamenti

Bruxelles: “Ora che son al fin dei giorni miei, muoia Sansone con tutti i Filistei”. Debito comune e scioglimento dei vincoli di bilancio per affrontare i fantasmagorici “bisogni” del momento.

Gli Stati Uniti e la Russia dialogano, parlano di disarmo, ma la psicosi guerrafondaia dell’Unione europea, intenzionata a proseguire a tutti i costi il cruento e fratricida conflitto russo-ucraino, non vuole saperne di guarire.

Per il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che a suo tempo era stata bollata dalla nota giornalista britannica, Abi Roberts, come “velenosa strega globalista”, la situazione è chiarissima: “Siamo in un’era di riarmo”, ha detto, presentando le proposte che metterà sul tappeto giovedì, 6 marzo, al vertice straordinario dei 27 Paesi dell’Unione europea.

In primo luogo la Commissione UE “chiederà ai capi di Stato e di governo l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale che permette agli Stati membri di derogare alle regole comuni sull’indebitamento massimo consentito, scorporando le maggiori spese per la difesa dai calcoli di bilancio”.

Come scrivono i giornali europei “stando ai calcoli preliminari, qualora tutti i 27 aumentassero la loro spesa per la difesa attuale dell’1,5% dei rispettivi  Prodotti interni lordi, si arriverebbe nei prossimi quattro anni a circa 650 miliardi di euro di spesa supplementare per la difesa”. Ma la follia militarista di Bruxelles non si ferma lì: come ha fatto dopo la pandemia del COVID per finanziare la ripresa economica (con il finanziamento dei famosi PNRR, i piani di ripresa e resilienza) la Commissione “è pronta a indebitarsi sui mercati finanziari internazionali per altri 150 miliardi di euro, da redistribuire poi agli Stati membri per finanziare i progetti legati alla difesa”.

Come scrive in un commento la Radiotelevisione della Svizzera in lingua italiana (RSI) “è un altro passo verso quel debito comune iniziato con la pandemia, per aggirare il problema del diverso spazio di bilancio, disponibile agli Stati membri (alcuni hanno troppo debito e sono impegnati a ridurlo)”. Un debito comune che “alcune capitali europee aborrono”, ma che Von der Leyen presenta come “inevitabile”, per una Unione che “deve navigare in un mondo in tempesta”.

Non importa che si tratta di una tempesta creata artificialmente dai falchi russofobi di Bruxelles, di Londra, di Berlino, accecati dallo storico desiderio di “mettere in ginocchio” la Russia, un colosso economico e industriale, che nei tre anni passati del conflitto con l’Ucraina, ha accumulato una tale esperienza militare, che i Paesi europei non possono nemmeno sognare.

“Poi si porrà il problema – conclude la RSI – di come ripagarlo (non esistono, al momento, tasse “federali” europee) ma questo è un dibattito che si aprirà in futuro”. Quando – si spera – e come si dice nel gergo militare americano, la strega europea, “will be history”.