USA: è tutto pronto per l’insediamento di Donald Trump

Alla solenne cerimonia, che per la prima volta sin dal 1985 si svolgerà all’interno del Campidoglio, saranno presenti i CEO delle “big tech” della Silicon Valley. Ursula von der Leyen non è stata invitata.

Donald Trump

Nella capitale degli Stati Uniti è tutto pronto per la solenne cerimonia di insediamento del 47mo presidente, Donald Trump (nella foto). Per la prima volta dal 1985, l’anno in cui a prestare giuramento per il suo secondo mandato fu Ronald Reagan, la cerimonia si terrà lunedì, 20 gennaio, all’interno del Campidoglio e non sulla scalinata esterna, affacciata sulla spianata del National Mall.

Questo cambio di scenografia, deciso all’ultimo momento, è stato dettato non da motivi di sicurezza, bensì dalle previsioni meteorologiche: la parte orientale del Paese è stata raggiunta da un fronte di gelo artico, che ha fatto scendere le temperature fino a -10 -15 gradi Centigradi. Ad annunciare il cambio di programma è stato Trump in persona, che venerdì (17 gennaio, per chi legge) ha detto: “In questa condizioni estreme e pericolose non possiamo rischiare la salute delle decine di migliaia di forze dell’ordine, soccorritori, cani da guardia e cavalli, e neanche delle centinaia di migliaia dei miei fedeli sostenitori”.

Come scrive la stampa americana ed internazionale “la lista di chi ci sarà e di chi non ci sarà alla cerimonia d’insediamento riflette e spiega la nuova epoca americana che gli USA e il mondo intero vivranno con la seconda presidenza di Donald Trump”. Si sottolinea che nel momento in cui “nessun invito è stato esteso al capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen”, alla cerimonia, assieme agli esponenti di partiti e movimenti della destra globale, come il presidente argentino, Javier Milei, e il leader populista anti-UE britannico, Nigel Farage, si vedrà il premier italiano Giorgia Meloni. Non ci sarà, pur essendo stato invitato, il presidente cinese, Xi Jinping, che sarà però rappresentato dal suo vice, Han Zheng.

Elon Musk e Donald Trump

Un gruppo speciale di ospiti sarà costituito dai vertici delle “big tech” californiane, che hanno esaltato la vittoria di Trump e che hanno contribuito alla cerimonia con centinaia di milioni di dollari. Al fianco del patron di Tesla, Elon Musk (nella foto), che ha accompagnato Trump durante la campagna elettorale, ci saranno dunque tutti i CEO delle big della Silicon Valley, da Apple a Google, passando per Meta e Microsoft.

Quella del lunedì, 20 gennaio, sarà molto di più di una tradizionale cerimonia d’inaugurazione: sarà incoronata una svolta politica, economica e culturale dell’America di Trump. Le conseguenze del grande ritorno di “The Donald” alla Casa Bianca si fanno sentire non solo negli Stati Uniti, dove si registra “un’ondata di dimissioni” al dipartimento di Stato, ma in tutto il mondo.

Diversi diplomatici statunitensi e alti funzionari stanno rassegnando le dimissioni dal dipartimento di Stato, in vista della cerimonia di insediamento di Trump. Tra i diplomatici che si sarebbero dimessi ci sarebbero anche John Bass, sottosegretario per gli affari politici, e Geoff Pyatt, assistente del segretario di Stato per le risorse energetiche. Fonti anonime hanno detto al quotidiano “Washington Post” che le dimissioni saranno effettive a partire dalle 12 locali di oggi, e che “sono arrivate su esplicita richiesta dello staff del presidente eletto”, che “vuole distanziarsi dall’amministrazione Biden”.

Il presidente eletto degli Stati Uniti ha dichiarato che la sua elezione darà il via a una nuova era di “forza, prosperità e orgoglio” per il Paese. Durante un raduno a Washington, il giorno prima della cerimonia per il suo insediamento, Trump ha detto che “abbiamo ripreso in mano il Paese: domani si chiuderanno quattro anni di declino, e avvieremo una nuova era di forza, prosperità, dignità e orgoglio”. Dopo l’insediamento Trump non intende “riposare sugli allori”, ma si recherà venerdì, 24 gennaio, in visita in California, per una ricognizione dei danni causati dagli incendi che hanno devastato la contea di Los Angeles.

Melania Trump

Una svolta veramente inedita della linea economica e finanziaria che sarà condotta dal 47mo inquilino della Casa Bianca è stata confermata dalla First Lady, Melania Trump (nella foto), che dopo il marito ha lanciato la sua criptovaluta, “$MELANIA”. Alla vigilia della cerimonia di insediamento del marito alla Casa Bianca Melania ha pubblicato un annuncio ufficiale sul social X. “Il Melania Meme ufficiale è attivo! Puoi acquistare $MELANIA ora”, recita l’annuncio, che rinvia al sito web ufficiale della nuova moneta digitale “Melania Memes” è descritto sul sito come un “bene fruibile in criptovaluta creato e tracciato sulla blockchain di Solana”.

Come scrivono i giornali statunitensi “il lancio di ‘$MELANIA’ è un ulteriore segnale della vicinanza di Trump al mondo delle criptovalute, che ha dato al presidente eletto un sostegno mediatico e finanziario non indifferente durante la campagna elettorale dello scorso anno”. A sua volta il 47mo presidente degli Stati Uniti ha annunciato al raduno del venerdì scorso il “lancio di una token omonima basata sulla blockchain, ‘$TRUMP’”.

Infine le ripercussioni della nuova politica americana si fanno già sentire nel Regno Unito, che “potrebbe essere costretto a ridurre le risorse destinate alla difesa se il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, imponesse dazi elevati sulle merci britanniche”. Lo hanno dichiarato le fonti del Governo britannico al quotidiano londinese “The Times”. Dazi fino al 20% su tutte le merci esportate verso gli Stati Uniti potrebbero danneggiare gli interessi britannici di sicurezza e non solo. Richiamando previsioni degli analisti indipendenti, il quotidiano scrive che i “dazi proibitivi potrebbero condurre a una contrazione del PIL britannico fino allo 0,9%, con una conseguente riduzione di 1,82 miliardi di sterline (2,15 miliardi di euro circa ) delle risorse indirizzate alla difesa fino al 2030”. Il presidente della commissione parlamentare per il Commercio, Liam Byrne, ha detto che “nello scenario peggiore, i dazi USA potrebbero sottrarre quasi due miliardi di sterline alla difesa britannica”. Fonti governative hanno confermato al quotidiano che la questione sarà sollevata nei colloqui con la controparte statunitense, nel tentativo di ottenere un’esenzione dai dazi per motivi di difesa e sicurezza. A questo scopo, il Regno Unito intenderebbe anche far leva su una maggiore condivisione del fardello della sicurezza da parte dei Paesi europei e rafforzare la sua presenza navale nell’Atlantico settentrionale per persuadere Trump a evitare i dazi.