Trump chiede alla Federale Reserve di procedere con i “tagli dei tassi d’interesse”.
Il tasso d’inflazione negli Stati Uniti ha registrato un nuovo incremento a gennaio, con i prezzi al consumo saliti a quota del 3% su base annua e dello 0,1% rispetto all’inflazione del dicembre del 2024 (grafico sotto). Intanto l’indice dei prezzi al consumo per tutti i consumatori urbani (CPI-U) è aumentato dello 0,5% su base destagionalizzata nel mese di gennaio, dopo l’aumento dello 0,4% di dicembre. A parte la corsa dei prezzi – in un comunicato, pubblicato mercoledì, 12 febbraio, dall’Ufficio del Lavoro (Bureau of Labor) – si legge che l’economia degli Stati Uniti “continua a mostrare segnali di solidità, con una crescita sostenuta del Prodotto interno lordo, un tasso di disoccupazione contenuto e un’inflazione decisamente ridimensionata rispetto al picco del 9%, registrato nel 2022”.
Come scrive la stampa americana “tuttavia, le recenti oscillazioni dei prezzi di materie prime e in primo luogo del petrolio di riferimento texano WTI, più le politiche economiche interne e internazionali dell’amministrazione del presidente, Donald Trump, alimentano incertezze tra analisti e operatori del mercato”.
In attesa della pubblicazione dei dati sull’inflazione, Trump ha chiesto alla Federal Reserve di procedere con i “tagli dei tassi d’interesse”. Dopo tre riduzioni consecutive dei tassi d’interesse alla fine del 2024, il capo della Federal Reserve, Jerome Powell, ha deciso in gennaio di “interrompere momentaneamente il processo delle revisioni al ribasso dei tassi”, adottando un approccio “attendista” di fronte appunto alle attuali incertezze economiche.
Secondo le indiscrezioni che trapelano dalla Casa Bianca anche “alcuni dei consiglieri economici di Trump hanno insistito sulla necessità di riportare l’inflazione sotto controllo prima di procedere con nuove riduzioni del costo del denaro”. Nelle ultime settimane Trump ha introdotto e ha subito posticipato di un mese nuovi dazi del 25% su prodotti di importazione messicani e canadesi, del 10% su quelli cinesi, già in vigore, e un ulteriore incremento del 25% su acciaio e alluminio previsto per il prossimo mese.
Come scrive il quotidiano “The Wall Street Journal” “durante la prima presidenza di Trump le analoghe mosse con i dazi ebbero un impatto assai limitato sulla situazione dei prezzi, ma ora gli analisti ritengono che i nuovi dazi avranno effetti più marcati, incidendo questa volta direttamente sui prezzi al consumo”.
Per scaricare il testo completo del comunicato del Bureau of Labor Statistics dal Sito di Pluralia (PDF in inglese) seguite questo link.