USA-Russia: colloquio telefonico Rubio-Lavrov

Focus sulla normalizzazione dei rapporti tra gli Stati Uniti e la Federazione Russa e sulla preparazione dell’imminente summit tra Donald Trump e Vladimir Putin. Italia-Russia: “Cultura continui a gettare ponti a prescindere da rapporti burrascosi”.

Serghej Lavrov (a sinistra) e Marco Rubio

Per l’iniziativa della parte americana la sera del sabato, 15 febbraio, il segretario di Stato USA, Marco Rubio, ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri della Federazione Russa, Serghej Lavrov (nella foto). Nel corso del colloquio, riferisce il Cremlino in un comunicato stampa, “Rubio ha ribadito l’impegno del presidente Donald Trump nel porre fine al conflitto in Ucraina”. Inoltre, le due parti hanno discusso della normalizzazione delle relazioni bilaterali tra Mosca e Washington e si sono impegnate a collaborare strettamente su una serie di questioni bilaterali e internazionali, compresa quella della Striscia di Gaza.

Inoltre le parti “si sono messe d’accordo di organizzare il più presto possibile un incontro tra gli esperti russi e americani per concordare dei passi concreti, volti a eliminare gli ostacoli che non permettono alle rappresentanze diplomatiche della Russia e degli Stati Uniti di funzionare normalmente”, si legge nel comunicato, secondo il quale “Lavrov e Rubio hanno confermato la loro disponibilità di lavorare congiuntamente per ristabilire un rispettoso e costruttivo dialogo tra i due Stati”.

Il colloqui tra i capi delle diplomazie degli Stati Uniti e della Russia sono avvenuti dopo la conversazione telefonica di un’ora e mezzo, tenutasi mercoledì scorso, 12 febbraio, tra Donald Trump e il presidente russo, Vladimir Putin, nel corso della quale i due leader hanno deciso di incontrarsi al più presto per risolvere insieme tutta una serie di problemi che negli ulti anni hanno avvelenato i rapporti tra le due grandi potenze.

I massimi funzionari statunitensi e russi si incontreranno in Arabia Saudita la prossima settimana per preparare il vertice Trump-Putin, in programma a Riyadh già a fine febbraio. Lo riferiscono “alcune fonti a conoscenza della questione” citate dall’agenzia di stampa “Bloomberg”, secondo cui “i dettagli dell’incontro e l’elenco dei partecipanti sono ancora in fase di definizione, tuttavia a guidare la delegazione di Washington dovrebbero essere il consigliere per la sicurezza nazionale USA, Michael Waltz, e l’inviato speciale di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff”.

Secondo quanto riferito, i negoziati saranno ospitati dal consigliere per la sicurezza nazionale saudita Musaed Al Aiban. Per il momento non si sa nulla riguardo alla partecipazione dei rappresentanti ucraini: a Kiev un portavoce presidenziale ha dichiarato che l’Ucraina non ha ricevuto alcun invito. Si sa invece che ai colloqui a Riyadh “non sarà presente una delegazione dell’Unione europea”.

“L’obiettivo dell’incontro – hanno spiegato le stesse fonti a ‘Bloomberg’ – è di fissare una data per il summit prima dell’inizio del mese sacro musulmano del Ramadan, che quest’anno inizia la sera del 28 febbraio”.

Alice Weidel

Intanto dall’Europa, messa in imbarazzo dalla prospettiva di avvicinamento tra gli Stati Uniti e la Russia, comincia a sentirsi tutta un’altra musica. Dopo aver portato avanti per alcuni anni la fallimentare e assurda politica della “cancellazione della cultura russa”, si cominciano a farsi sentire le prime timide dichiarazioni, che la “cultura deve unire i popoli”.

Durante la visita in Egitto, rispondendo alla domanda dei giornalisti sulle prospettive dei rapporti con la Russia, il ministro della Cultura dell’Italia, Alessandro Giuli ha dichiarato che “l’Italia ha dei rapporti politici istituzionali con il mondo libero, di cui l’Egitto fa parte, e qualsiasi incomprensione di natura politica e diplomatica prescinde completamente dalla necessità che la cultura, che parla una lingua universale di pace, di dialogo, di confronto, continui ad alimentare l’amicizia tra i popoli. Vale per qualsiasi nazione, ci saranno momenti burrascosi con altre nazioni, speriamo di no, ma in ogni caso la cultura deve continuare a vivere, a palpitare e a gettare ponti tra i popoli e le nazioni”.

Intanto in Germania, Alice Weidel (nella foto), leader del partito “Alternativa per la Germania” (AfD) e candidato cancelliere, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano tedesco “Bild” che il suo partito “vuole stabilire delle relazioni buone, ma molto buone, con la Russia e ottenere l’abolizione di tutte le sanzioni”.

Weidel ha dichiarato che bisogna porre la parola “fine” alla politica delle sanzioni anti russe, perché in primo luogo le restrizioni “danneggiano in primo luogo l’economia della Germania, che si è trovata in una crisi senza precedenti dopo essere rimasta senza il poco costoso gas russo”.

Il partito AfD potrà raccogliere oltre il 20% dei voti favorevoli alle elezioni politiche in Germania, in programma per il 23 febbraio prossimo. Per sintonizzare le politiche del futuro Governo della Germania con la linea, condotta dall’Amministrazione di Donald Trump, Weidel è stata ricevuta dal vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, nel quadro della sua visita in Germania in occasione della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera.

Weidel: “Vogliamo avere buone relazioni (con la Russia). Ricordate che cosa ha fatto il Governo tedesco contro la Russia per quasi tre anni? Abbiamo dato una spinta alla spirale dell’escalation. Abbiamo ammansito la Russia verbalmente, finanziariamente e con le armi. I carri armati tedeschi hanno ripreso a girare nel territorio russo per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale. Assolutamente ignari della storia, secondo me”.