Venezuela al voto, Gonzalez Urrutia sfida Maduro

Il 28 luglio 21 milioni di venezuelani sono chiamati alla urne

Nicolas Maduro cerca il terzo mandato consecutivo come presidente del Venezuela nelle elezioni presidenziali che si terranno domenica 28 luglio.

Maduro ha avvisato di “prepararsi” a una sua vittoria: “Sarà la vittoria più bella e più grande della storia elettorale del Venezuela” e porterà “speranza e felicità”. E questa volta la coalizione di destra che nel 2013 aveva disertato le elezioni si presenta con Edmundo Gonzalez Urrutia, che è la “terza scelta” dopo che sia la leader delle opposizioni, Maria Corina Machado, che la sua sostituta, Corina Yoris, non hanno potuto candidarsi. Urrutia, 73 anni, ex ambasciatore, è così alla guida del Piattaforma democratica unita (PUD). Dietro Urrutia c’è comunque Corina Machado vera e propria mattatrice delle primarie dell’opposizione radicale, dichiarata ineleggibile per 15 anni ma, come spiega il quotidiano italiano Il Manifesto “E’ ancora a piede libero, malgrado il suo sostegno al colpo di Stato del 2002 contro Hugo Chávez e alla farsa del governo ad interim di Juan Guaidó e le sue invocazioni all’intervento straniero. E dietro di lei c’è un programma non dissimile da quello di Milei in Argentina”. Per questo motivo non è detto che anche chi è insoddisfatto di Maduro decida di votare per l’opposizione.

A livello internazionale c’è tuttavia più di una preoccupazione per cosa potrà accadere dopo il voto, soprattutto se il Partito socialista unito del Venezuela (PSUV) non otterrà la maggioranza: Maduro ha infatti dichiarato nel corso della campagna elettorale che “Dalla nostra vittoria il 28 luglio dipende il destino del Paese”, aggiungendo: “Se non volete una guerra civile fratricida, prodotto dei fascisti, garantiamo il più grande successo nella storia elettorale del nostro popolo” evocando un “bagno di sangue” in caso di una sua sconfitta.

Ci saranno 380.000 militari a garantire il processo elettorale e ci saranno più di 600 osservatori tra cui non figurano quelli dell’Unione europea perché giudicati parziali ma neanche quelli di Brasile e Colombia, guidate da leader socialisti che hanno deciso di non inviarli dopo le critiche di Maduro sui rispettivi sistemi elettorali. Critiche arrivate dopo che Lula e Petro avevano stigmatizzato il fatto che troppi candidati fossero stati esclusi dalla partita elettorale.

Sono 21 milioni i venezuelani chiamati al voto, non ci saranno i venezuelani all’estero (tra i 3 e gli 8 milioni) che non potranno votare: solo poche migliaia ad avere ottenuto la registrazione viste le rigide regole imposte.