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AVVENIRE: Fumata nera. Era prevedibile, ma in piazza San Pietro, dove da metà pomeriggio di ieri 30mila fedeli si erano radunati per l’inizio del Conclave, la delusione è stata lo stesso palpabile. Lo spazio tra le braccia del colonnato di Bernini si è svuotato subito. Si tornerà dunque a votare oggi. E questa volta saranno quattro scrutini, due stamattina, due oggi pomeriggio.Sempre che in uno degli scrutini non si raggiunga il quorum di almeno 89 voti. L’attesa è durata dalle 17,45, quando si è chiusa la porta della Cappella Sistina, fino alle 21, quando dal comignolo è cominciato a uscire il fumo.

IL FATTO QUOTIDIANO: La Mosca che ricorda i 27 milioni di morti sacrificati in quella che chiama la Grande guerra patriottica sarà anche teatro del rafforzamento e rilancio dei legami di Cina e Russia che, dice un articolo diffuso sui media russi a firma del presidente cinese, sono “forze costruttive per mantenere la stabilità strategica globale”. Un accenno al patrimonio culturale comune, alla logica storica su cui fondano le relazioni bilaterali che non sono “né dirette contro terzi, né influenzate da questi”: sono parole che devono arrivare all’orecchio degli Usa, che stanno provando ora più che mai a contrastare la potenza commerciale cinese. Nel momento più stabile delle relazioni russo-statunitensi dal 2022, ma in quello più teso di quelle sino-statunitensi Xi dichiara, spalleggiato dai russi: “Insieme dobbiamo sventare tutti i piani volti a distruggere o minare i nostri legami di amicizia e fiducia e non lasciarci confondere da questioni transitorie” per guidare il cambiamento verso il “mondo multipolare”.
Dal Cremlino riferiscono che una serie di documenti bilaterali verranno firmati: lo ha detto anche Putin alla tv che interessi cinesi e russi sono “allineati”, “di natura strategica profonda”. Nell’agenda dei colloqui tra governi e ministri c’è anche il gasdotto Power of Siberia 2 ancora in stallo per “disaccordi su costi, percorso e urgenza del progetto” ma, dicono fonti di Bloomberg, “nel corso della visita, Pechino potrebbe essere pronta a sbloccare la situazione consentendo le trattative a un prezzo di vendita più alto di quello precedentemente considerato”.

LA REPUBBLICA: Aspettando Trump, arriva Trump. La visita del presidente americano in Medio Oriente inizierà solo tra cinque giorni, ma le intenzioni del tycoon per Gaza filtrano già in Israele. Per il dopoguerra gli Stati Uniti vogliono formare nella Striscia un governo provvisorio guidato da un funzionario americano, aperto al contributo di altri Paesi e composto da tecnocrati palestinesi. Il funzionario - riferisce la Reuters - supervisionerà Gaza «fino a quando non sarà del tutto smilitarizzata » e potrà poi trasferire il potere a un’amministrazione tutta palestinese. «La durata del governo di transizione dipenderà dalla situazione sul campo». Il piano è allo studio preliminare e viene discusso ai massimi livelli. Non è detto che si concretizzerà perché Israele si può mettere di traverso, ma sul tavolo del day after c’è questo. Il modello ricorda l’Iraq nel 2003, quando fu istituita un’autorità provvisoria della coalizione intervenuta contro Saddam Hussein: non esattamente un buon auspicio, visto che venne percepita dagli iracheni come occupante e portò a numerosi atti di guerriglia. A Gaza, nella prima fase, l’Autorità nazionale palestinese non sarà chiamata a partecipare al governo transitorio. Hamas verrà tagliata fuori del tutto. Trump non si è ancora espresso su questo piano per il dopoguerra.

DOMANI: Donald Trump intende annunciare durante il suo viaggio in Arabia Saudita la prossima settimana che gli Stati Uniti d’ora in poi chiameranno il Golfo Persico «Golfo Arabico» o «Golfo d’Arabia», lo riferiscono alcuni media americani, citando alti funzionari Usa. Trump ha già cercato di imporre il nome di Golfo d’America a quello che su tutte le mappe è il Golfo del Messico.

IL SOLE 24 ORE: Appuntamento per una de-escalation tra Stati Uniti e Cina. Il segretario al Tesoro americano Scott Bessent e il rappresentante commerciale Jamieson Greer volano oggi a Ginevra in Svizzera in vista dei primi incontri ad alto livello con la Cina, previsti tra sabato e domenica, dallo scoppio della guerra dei dazi. Per Pechino ci sarà il vice premier He Lifeng. Bessent ha anticipato che i colloqui hanno in agenda riduzioni delle tensioni, anche se non soluzioni delle dispute. In precedenza aveva indicato che un vero accordo può richiedere tre anni. «Non vogliamo un decoupling», un disaccoppiamento economico, ha detto. E «tutto è in agenda», ha aggiunto senza escludere tariffe ridimensionate. Greer ha auspicato «incontri produttivi». Pechino da parte sua ha affermato che sarebbe stata l’amministrazione americana a chiedere i colloqui e che «deve riconoscere il serio impatto negativo» dei dazi.

LA STAMPA: La Federal Reserve lascia invariati i tassi di interesse (fra 4,25% e 4,5%) e i governatore Jerome Powell resiste alle pressioni del presidente Donald Trump che vorrebbe un taglio del costo del denaro. Ma la Fed incardina le prospettive dell'economia Usa sotto la voce incertezza, che «è aumentata ulteriormente» alla luce dei dazi. Quel che Powell vede sono i rischi di un'inflazione e di disoccupazione in crescita e «il debito su un percorso insostenibile». Anche se, si legge nel comunicato che ha chiuso la due giorni dell'istituto, l'economia Usa nel suo complesso «ha continuato a espandersi a un ritmo sostenuto» cui «le oscillazioni delle esportazioni nette» hanno inciso. «Ma non abbiamo fretta», ha detto Powell in riferimento a eventuali tagli dei tassi, la chiave è «capire quello che succederà». E sulle ultime pressioni di Trump ha tagliato corto: «I commenti della Casa Bianca non influenzano il nostro lavoro».

AVVENIRE: “Polveriere storiche” e confinanti da oltre 70 anni sull’orlo dell’abisso Lungo la Linea di controllo che divide il Kashmir, si consuma il confronto fra India e Pakistan. Uno sontro che trae origine dalla separazione del 1947. Concause le rispettive politiche, il mancato referendum sul destino della popolazione locale previsto dalle Nazioni Unite, una situazione lasciata al confronto tra parti potentemente armate e potenze nucleari. La storia sembra ripetersi dopo guerre combattute nel 1947-1949 e nel 1965 e quella di liberazione del Bangladesh dal Pakistan nel 1971 con il supporto dell’India. Nel mezzo molti episodi di tensione sul fronte più alto al mondo, con migliaia di morti fino al cessate il fuoco del 2003 che metteva fine a un periodo che aveva portato India e Pakistan sull’orlo del confronto nucleare.
Il Foglio

I preti: una devozione atea

Il Fatto Quotidiano

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Il Sole 24 Ore

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Il Sole 24 Ore

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