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CORRIERE DELLA SERA: La premier Giorgia Meloni esce rafforzata dalle elezioni europee. Dopo venti mesi di governo, e nonostante i timori della vigilia per i problemi interni alla maggioranza e per le fibrillazioni legate alla politica estera, Fratelli d’Italia non solo si conferma primo partito, ma riesce fare meglio dell’exploit delle politiche del 2022 (26%): secondo il Consorzio Opinio per la Rai, FdI raggiunge il 28,9% (il 28% invece secondo Swg per La7 ).
Nella precedente tornata elettorale del 2019, che aveva visto il boom della Lega di Matteo Salvini (34,3%), il partito della Meloni era invece al 6,4%. Altri tempi. Il risultato di questo week end, oltre ai seggi in Europa, ha anche una valenza politica in Italia, perché negli ambienti di centrodestra è già letto come un apprezzamento dell’azione di governo.
Nella maggioranza, alle spalle di FdI, nel testa a testa fra i due alleati-rivali, Forza Italia è in vantaggio sulla Lega. Gli azzurri sono stimati al 9,1% (alle Europee del 2019 avevano incassato l’8,8% e alle ultime politiche l’8%), mentre il partito guidato da Matteo Salvini è dato all’8,5% (alle ultime politiche era all’8,8%). Per Antonio Tajani e Salvini il derby è importante non tanto per il numero dei seggi, quanto per i rapporti di forza interni alla coalizione di governo.

LA STAMPA: C'erano due incognite alla vigilia di queste europee in Germania: quanto avrebbero guadagnato i partiti euroscettici e quanto avrebbero perso i partiti di governo. La risposta arrivata dalle urne è stata per entrambe la stessa: tanto. In ogni caso, più di quanto prevedessero i sondaggi.
La coalizione semaforo (socialdemocratici, verdi e liberali) perde oltre il 10% rispetto alle europee del 2019, mentre l'ultra-destra di Alternative für Deutschland (AfD) guadagna il 5,2% e gli euroscettici di sinistra del neonato movimento BSW di Sarah Wagenknecht conquistano il 5,8%. L'AfD diventa ufficialmente la prima forza politica nei Länder orientali con il 27,1% dei consensi (con punte del 38,6% in Sassonia-Anhalt), confermando le rilevazioni degli ultimi mesi. Mentre l'Unione dei cristiano-democratici di Cdu-Csu torna ad essere il primo partito in Germania con il 30,2%, guadagnando un 1,3% rispetto a cinque anni fa - secondo le proiezioni dell'Istituto Infratest dimap.
Il partito socialdemocratico del cancelliere Olaf Scholz scende al 14%, un punto e mezzo in meno rispetto alle ultime europee, ma il vero tracollo è quello del partito del vice-cancelliere Robert Habeck e della ministra degli Esteri Annalena Baerbock – assenti da tutte le tribune televisive di ieri. I verdi registrano il dazio più pesante per il malcontento dei tedeschi nei confronti dell'azione di governo, incassando l'11,9% dei consensi (-8,6% rispetto al 2019).


CORRIERE DELLA SERA: È la prima volta in Piemonte che un presidente viene rieletto. Alberto Cirio si appresta a essere riconfermato alla guida della Regione. Gli exit poll di Opinio per la Rai danno il governatore uscente in vantaggio di 16 punti, con oltre il 50% dei consensi, sulla sua principale sfidante, la candidata del centrosinistra Gianna Pentenero, che si ferma al 34-38%. Una vittoria, quella dell’esponente di Forza Italia, che viene confermata, sebbene con una forchetta più ristretta di due punti, anche dalla rilevazione di Swg per La7. Se il dato verrà convalidato oggi pomeriggio dallo scrutinio, il presidente azzurro sarà il primo, da quando esiste l’elezione diretta del numero uno della giunta regionale, a sedersi per un bis sulla poltrona più alta del Piemonte.

IL SOLE 24 ORE: Avanzano i Popolari di Alberto Nunez Feijoo ma tengono i Socialisti di Pedro Sanchez. E nonostante il nuovo balzo di Vox, la destra guadagna poco o nulla nelle elezioni europee in Spagna. Il Partito popolare è in testa con il 34,2% dei voti pari a 22 seggi, in netta crescita rispetto ai precedenti 13, ottenuti tuttavia fagocitando totalmente gli ex alleati di Ciudadanos che scompaiono dal Parlamento europeo. Il Partito socialista resta stabile, con il 30,2% dei consensi, e 20 seggi al Parlamento Ue. Cresce Vox con il 9,6% dei voti, pari a sei eurodeputati, il doppio di quelli che aveva. A sinistra, anche Sumar di Yolanda Diaz ha raddoppiato i seggi arrivando a sei, mentre Podemos ne ha ottenuti solo due.
IL GIORNALE: L’onda di destra travolge l’Europa, ma non i Paesi del gruppo di Visegrad, dove i risultati appaiono meno netti e in parte in controtendenza rispetto al resto del continente. Un paradosso visto che proprio dalla regione dell’Europa centro-orientale erano arrivate le prime vittorie dei partiti conservatori in Europa. Particolarmente sorprendente il risultato in Polonia, dove il premier Donald Tusk guida il suo movimento Coalizione civica (che fa parte del Partito Popolare) al primo posto contro i rivali del Pis (Ecr). Sorpresa anche in Ungheria. A Budapest il partito di Viktor Orbán, Fidesz, ha perso, secondo i primi exit poll, la maggioranza assoluta e cala fino al 44%, in ribasso di nove punti rispetto al 2019. Qui l’exploit è di Petér Magyar, ex esponente del partito di Orbán. In Slovacchia invece il primo ministro Robert Fico, vittima a metà maggio di un attentato, non sembra essere riuscito a capitalizzare l’ondata di emozione popolare e arriva solo secondo battuto da Slovacchia Progressista. Secondo le prime previsioni, il partito d’opposizione liberale di sinistra, avrà il 28% dei voti, il 3% circa in più rispetto al partito populista di sinistra Smer (Direzione) di Fico. Al terzo posto si trova il partito nazionalista di estrema destra Republika con il 12,5%.
IL SOLE 24 ORE: Hanno riservato una sorpresa le elezioni legislative che in Belgio si sono tenute ieri in coincidenza con il voto europeo. Secondo i primi risultati, a vincere il voto federale con il 18% dei voti è stata la N-VA, il partito separatista fiammingo che è riuscito a smentire i sondaggi della vigilia, sconfiggendo il Vlaams Belang, movimento di estrema destra che ha ottenuto il 15% dei suffragi. Nel Nord fiammingo hanno vinto i separatisti; nel Sud francofono si sono imposti la sinistra radicale del PTB-PVDA, i liberali e i socialisti. La divisione rispecchia per molti versi la situazione economica. Nel Nord del Belgio, la congiuntura positiva ha dato nuova linfa ai partiti separatisti, mentre nel Sud del Paese, dove l’economia è più debole, si è segnalato tra gli altri un movimento di impronta chiaramente marxista.
IL MANIFESTO: In Svezia il partito moderato (che è nel Ppe) sale al 17,3%. I democratici cristiani (Ppe) scendono al 6,1% mentre i liberali (in Renew) restano sostanzialmente stabili al 4,2%. Ppe e Renew prenotano così rispettivamente 5 e 3 seggi all'Eurocamera. I tre partiti sono al governo con l'appoggio esterno dei Democratici di Svezia, formazione di ultradestra nel gruppo di Ecr, che per la prima volta vede fermarsi la costante crescita in una consultazione elettorale: Sd è proiettata al 13,9% con 3 seggi. I socialdemocratici si portano al 23,1% con 5 seggi; i verdi vanno al 15,7% (3 seggi). Sinistra al 10,7% (2 seggi). In Danimarca il partito popolare socialista (Sf) è in testa con il 18,4%, quindi i Socialdemocratici con il 15,4%.

IL FATTO QUOTIDIANO: È uscito dai radar dell’informazione il Sudan, se non fosse per l’ostinazione di diverse Ong che con gravi rischi ancora vi operano, la guerra civile sudanese sarebbe nel dimenticatoio della Storia con il suo altissimo tributo di vite umane. Stavolta è ilthink tank olandese “Clingendael Institute” a denunciare che 2,5 milioni di persone in Sudan potrebbero morire di fame entro il prossimo settembre. Il rapporto, che si basa sui dati pubblicati su raccolti, scorte domestiche, importazioni di grano e aiuti umanitari, prevede che se la situazione attuale continua, ci sarà un eccesso di mortalità di circa 2,5 milioni di persone.
Corriere della Sera

Il re è nudo al centro dell'Europa

Il Fatto Quotidiano

Macron - Scholz, crolla l'asse bellicista

Corriere della Sera

Le Pen doppia Macron che convoca le elezioni

La Stampa

L’Unione rischia di disgregarsi

Il Sole 24 Ore

Il percorso della nuova UE

La Repubblica

Israele, Gantz si dimette e chiede nuove elezioni

O GLOBO (BRASILE): Dopo una maratona di quattro giorni di votazione in 27 paesi, con circa 350 milioni di persone aventi diritto al voto, gli europei hanno confermato uno spostamento a destra nelle elezioni per il Parlamento europeo, l’unico organo eletto dell’Unione europea. L’estrema destra ha vinto clamorosamente in Francia, dove il presidente Emmanuel Macron ha indetto le elezioni legislative per giugno, è arrivato secondo in Germania e ha conquistato posizioni in Austria e Germania. Il centrodestra, guidato da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, rimane la forza principale, ma il suo margine di azione è ridotto. La scossa sismica principale è stata avvertita in Francia: il Raggruppamento nazionale di Marine Le Pen e Jordan Bardella, ha avuto il 31,5% dei voti, quasi il doppio (14,5%) della coalizione di cui Macron fa parte. Invece di lamentarsi della sconfitta, il presidente ha sorpreso anche i suoi alleati sciogliendo l’Assemblea nazionale e convocando elezioni legislative. È la prima volta che i risultati del voto del Parlamento europeo hanno avuto un impatto così forte sulla politica interna di un paese.

THE WASHINGTON POST (USA): L’Unione europea, a lungo acclamata come un bastione post-nazionale di valori liberali, non è solo ospitale per il nazionalismo illiberale, ma forse un crogiolo per una nuova era della politica di destra in Occidente. Per anni abbiamo parlato di una tendenza apparentemente inesorabile: a poco a poco, l’estrema destra europea stava guadagnando terreno e si stava avvicinando al potere. Il “cordone sanitario” eretto dai partiti più tradizionali contro i presunti discendenti dei movimenti fascisti europei era crollato. L’estrema destra è in marcia. In tutto il continente, e specialmente in alcuni dei suoi maggiori paesi, i partiti di estrema destra hanno prodotto risultati forti o record. I loro risultati non sono un biglietto per il potere - una coalizione di partiti europei di centrodestra rimane il più grande gruppo in Parlamento e può collaborare con il centro sinistra del mainstream - ma evidenziano la tendenza più profonda.

ARAB NEWS (ARABIA SAUDITA): Si è conclusa la votazione per eleggere i legislatori dell’Unione europea per il prossimo mandato di cinque anni dopo che gli ultimi seggi si sono chiusi in Italia, mentre i partiti di estrema destra hanno inflitto un duro colpo a due dei leader più importanti del blocco: il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Alla fine, l’ascesa dell’estrema destra è stata ancora più sorprendente di quanto molti analisti prevedessero. Nel complesso in tutta l’UE, due gruppi mainstream e pro-europei, i democratici cristiani e i socialisti, sono rimasti le forze dominanti. I risultati dell’estrema destra sono stati a spese dei Verdi, che dovrebbero perdere circa 20 seggi e tornare alla sesta posizione nella legislatura.

POLITICO (USA): Ursula von der Leyen sta cercando un accordo politico che la mantenga alla guida della Commissione europea per i prossimi cinque anni, con i suoi conservatori che vincono le elezioni europee. In mezzo a un aumento del sostegno all’estrema destra, il Partito popolare europeo di von der Leyen era sulla buona strada per ottenere il maggior numero di seggi di qualsiasi altro gruppo in Parlamento. Se nei giorni e nelle settimane a venire otterrà la nomination per un secondo mandato dai leader dell’UE, von der Leyen avrà quindi bisogno del sostegno di 361 deputati nel Parlamento appena eletto. Ciò comporterà alleanze sorprendenti con altri partiti di centro, sinistra o anche — potenzialmente — più a destra.

LE MONDE (FRANCIA): Il capo dello Stato francese ha sorpreso il suo campo, incluso il primo ministro, annunciando nuove elezioni legislative il 30 giugno e il 7 luglio. Questo potrebbero finire per dare le chiavi del palazzo di Matignon, sede del primo ministro, al Rassemblement National (RN). Sono poco più delle 19 di domenica, 9 giugno, quando Emmanuel Macron confida, dal salone dei ritratti dell’Eliseo, la sua scelta vertiginosa a una manciata di capi del suo campo. Il presidente ha deciso di sciogliere l’Assemblea Nazionale. Un temporale. È un salto nel vuoto.

THE GUARDIAN (GB): La coalizione centrista del presidente francese ha perso la maggioranza parlamentare nelle elezioni del 2022. Gli analisti hanno da tempo previsto che avrebbe dovuto affrontare gravi difficoltà in parlamento a seguito di una pesante sconfitta nelle elezioni europee, potenzialmente comprese mozioni di censura e il crollo del governo. La mossa drammatica di domenica, tuttavia, è una scommessa enorme: il partito di Macron potrebbe subire ancora più perdite, ostacolando efficacemente il resto del suo mandato presidenziale e potenzialmente consegnando a Marine Le Pen ancora più potere. Il presidente l’ha presentata come una scelta esistenziale per gli elettori francesi: volete davvero essere governati dall’estrema destra? Sembra improbabile che stia contando di assicurarsi una maggioranza: il fronte repubblicano, che ha bloccato l’avanzata di RN in passato si è indebolito quasi fino alla scomparsa, e la popolarità di Macron è in costante declino. La maggior parte degli analisti, tuttavia, prevede che il partito di estrema destra potrebbe ottenere più parlamentari, ma probabilmente non vincerà abbastanza seggi da avere una maggioranza. Ciò significa che il prossimo parlamento potrebbe essere ancora più disordinato e più inefficace dell’attuale. Potrebbe essere che stia guardando un “effetto di convivenza” neutralizzante. Se RN dovesse andare bene e, ad esempio, a Bardella fosse offerto il posto di primo ministro, due anni e mezzo di governo potrebbero essere sufficienti per rendere impopolare anche l’estrema destra.

HINDUSTAN TIMES (INDIA): L’assegnazione dei portafogli ai ministri nel gabinetto di Narendra Modi è probabile che avvenga oggi. La prima riunione del nuovo governo è previsto per oggi. Narendra Modi ha prestato giuramento come Primo ministro per la terza volta consecutiva insieme al suo nuovo gabinetto domenica sera. Il giuramento è stato diretto dal presidente Droupadi Murmu nel piazzale del Rashtrapati Bhavan durante la cerimonia iniziata alle 19.15. Il giuramento di Modi è stato seguito immediatamente dai principali aiutanti del BJP Rajnath Singh, Amit Shah e Nitin Gadkari, rispettivamente ministri della difesa, dell’edilizia e dei trasporti nel suo governo uscente.

THE STRAITS TIMES (SINGAPORE): Il primo ministro indiano Narendra Modi è pronto a iniziare un raro terzo mandato al potere, ma l’umore all’interno del suo partito non è trionfante. Lontano dalla vittoria schiacciante di oltre 370 seggi che si aspettava, il Bharatiya Janata Party (BJP) ha conquistato solo 240 – 32 a corto di maggioranza – nelle delle elezioni generali i risultati delle quali sono stati dichiarati il 4 giugno. A differenza dei suoi primi due mandati nel 2014 e nel 2019, il BJP per la prima volta deve fare affidamento sui suoi alleati nell’Alleanza Democratica Nazionale (NDA), che ha ottenuto 52 seggi, per formare e gestire il governo. E, per cominciare, non tutti gli alleati sono allineati con l’ideologia nazionalista indù del BJP. Il BJP dovrà anche fare i conti con una forte opposizione in Parlamento, dove l’Indian National Developmental Inclusive Alliance, guidata dal Congresso, detiene 233 seggi su 543 eletti. “C'è stato uno shock iniziale (dopo i risultati)”, ha detto un leader del BJP che ha parlato a condizione di anonimato. “Abbiamo fissato la barra alta e mirato alla luna, ma siamo atterrati sul tetto.”

THE INDIAN EXPRESS: Di fronte alla prospettiva di gestire un governo di coalizione per la prima volta, è probabile che il primo ministro affronti sfide su tre fronti: alleati NDA, un’opposizione più forte e relazioni tra il partito e i suoi ideologi del RSSi. Modi ha anche rinunciato alla prerogativa del primo ministro di scegliere i suoi ministri, è la prima vittima del governo di coalizione. Con Narendra Modi eletto primo ministro per la terza volta consecutiva, questa volta a capo di un governo di coalizione, una domanda è nella mente di tutti: Modi può essere il costruttore di una coalizione? Il nuovo gabinetto di Modi da un messaggio di continuità e cautela. Ha mantenuto molti dei suoi vecchi ed esperti colleghi ministeriali per dimostrare che la situazione è politicamente stabile e che ne ha il controllo. Non vuole rischiare brontolii dall’interno del suo partito proprio quando sta cercando di stabilizzare una nuova situazione con gli alleati.

LES ECHOS (FRANCIA): Questo è, per l’India, un momento storico. Per la seconda volta nella sua storia, un primo ministro ha vinto tre mandati di fila. Il primo ad aver raggiunto questa impresa è Jawaharlal Nehru, il padre dell’indipendenza, che ha governato il paese dal 1947 al 1964. Il secondo ad essere riuscito a conquistare la fiducia degli indiani in tre occasioni è quindi Narendra Modi. Questo è un bel simbolo per il leader indù. Modi si proponeva di cancellare l’eredità nehruviana per imporre il proprio stile, vale a dire avviare importanti riforme economiche promuovendo l’hindutva, l’ideologia nazionalista indù, contraria al secolarismo caro a Nehru. “Questo terzo mandato sarà una delle decisioni più importanti. Il paese scriverà un nuovo capitolo nel suo sviluppo. Ve lo garantisco”, ha detto Modi ai suoi sostenitori martedì dopo la pubblicazione dei risultati. Ma il leader indù sta perdendo velocità. I risultati hanno un sapore amaro per il primo ministro. Il Bharatiya Janata Party (BJP), il suo partito, ha ottenuto solo 243 seggi in Parlamento. Ben al di sotto dei 272, il minimo richiesto per avere la maggioranza. Questo non era successo né nel 2014 né nel 2019. Un segno della popolarità in declino del Primo Ministro. Modi ha deluso, soprattutto le popolazioni rurali. Il BJP ha perso terreno anche tra le caste basse, e in particolare tra i Dalit (intoccabili). Narendra Modi deve la sua salvezza solo ai partiti regionali che hanno aderito all’Alleanza Democratica Nazionale (NDA), la coalizione di partiti di destra guidata dal BJP. Voti preziosi che consentono a Modi di mantenere la maggioranza in parlamento, anche se è fragile dal momento che questi partiti possono lasciare la coalizione in qualsiasi momento. Per il momento, i partiti NDA si sono uniti intorno a Narendra Modi. Nonostante questa visibile unità, l’equazione potrebbe essere difficile da risolvere per Modi. Prima di tutto, il leader indù non è particolarmente noto per essere un uomo di dialogo e compromesso. Ma anche Nitish Kumar e Chandrababu Naidu, i due leader del JDU e del TDP, sono vecchi furbacchioni politici che cambiano regolarmente la loro fedeltà. Al momento, non conosciamo le concessioni agli altri partecipanti al NDA per garantire il loro sostegno. Ma la stampa indiana ha rivelato che il JDU e il TDP avevano fatto pressioni per recuperare importanti portafogli ministeriali. I quadri del BJP dovrebbero mantenere i grandi ministeri al potere: difesa, interni, finanze, affari esteri.

DAWN (PAKISTAN): I risultati delle elezioni generali indiane della scorsa settimana hanno colto di sorpresa la maggior parte degli osservatori. Un comodo ritorno al potere per il BJP era il consenso degli analitici prima del 4 giugno. Un ritorno al potere ha avuto luogo, ma la posizione di Modi sembra molto più precario. Questi risultati mostrano i limiti di una politica che attinge alla mobilitazione divisiva e comunitaria, soprattutto di fronte all’incertezza economica. Nonostante tutti questi fattori, il BJP e i suoi alleati hanno superato la soglia della maggioranza semplice. Il partito rimane il più popolare in India e continuerà a stabilire la politica. Andando avanti, vale la pena tenere d’occhio alcune cose per avere un’idea della della politica indiana a breve e medio termine. Il primo sono i vincoli posti al BJP dai suoi partner della coalizione, Nitish Kumar e Chandrababu Naidu, che hanno un approccio politico decisamente diverso rispetto al partito leader. La seconda tendenza è la posizione di Modi all’interno del BJP. Questa è stata la prima elezione dal 2001 in cui era direttamente coinvolto ma non ha portato a una maggioranza confortevole per il suo partito. Infine, alcuni hanno previsto che un pesante mandato per Modi potrebbe portare alla normalizzazione dei legami con il Pakistan, data l’apparente prontezza di quest’ultimo.

TEHERAN TIMES (IRAN): Con l’elenco dei candidati presidenziali “qualificati” ufficialmente annunciato, l’Iran dovrebbe immergersi in un periodo di accesi dibattiti politici che culmineranno nell’elezione di una nuova amministrazione alla fine di questo mese. Dopo una settimana di intense deliberazioni, il Consiglio dei Guardiani, un organismo incaricato di vagliare le offerte presidenziali elettorali, ha inviato la lista finale dei candidati approvati al ministero dell’interno per l’annuncio pubblico. La lista comprendeva sei pesi massimi politici: il presidente del parlamento Mohammad Bagher Qalibaf, il sindaco di Teheran Alireza Zakani, il rappresentante del leader nel Consiglio supremo di sicurezza nazionale Saeed Jalili, l’ex ministro della giustizia Mostafa Pourmohammadi, il capo della Fondazione dei martiri e degli affari dei veterani Amirhossein Ghazizadeh e il deputato Masoud Pezeshkian. Negli ultimi sei giorni, l’intero paese ha trattenuto il fiato per vedere la formazione finale dei pretendenti alla presidenza dopo che più di 80 politici hanno segnalato al ministero dell’interno il loro desiderio di candidarsi. Il Consiglio dei Guardiani ha approvato sei candidati, respingendo le offerte di figure di spicco come Ali Larijani e Mahmoud Ahmadinejad insieme a diversi ministri dell’amministrazione Raisi.

THE JERUSALEM POST (ISRAELE): Il ministro senza portafoglio Benny Gantz si è dimesso domenica dal governo di emergenza in una mossa che non porterà al collasso della coalizione, ma che lascia il primo ministro Benjamin Netanyahu più dipendente dai suoi partner di estrema destra. La partenza del Partito di Unità nazionale di Gantz, entrato nel governo all’inizio della guerra vista la natura di emergenza, è destinata ad avere un impatto sul gabinetto di guerra ristretto di cui lui e il numero due del suo partito, l’ex capo di stato maggiore dell’IDF, il tenente generale Gadi Eisenkot, erano membri. La loro partenza arriva mentre Netanyahu ha dato un cenno a un accordo di ostaggi in tre fasi, che Gantz sostiene ma a cui le fazioni della coalizione Otzma Yehudit e il Partito religioso sionista si oppongono. Entrambi questi partiti, in particolare, dispongono di 14 dei 64 seggi di cui è composta la coalizione.

THE NEW YORK TIMES (USA): L’operazione condotta dall’esercito israeliano per liberare quattro ostaggi ha provocato un alto numero di morti tra i palestinesi e non ha risolto le sfide che il governo israeliano deve affrontare. Così l’audace salvataggio di sabato di quattro ostaggi ha immediatamente sollevato il morale in Israele e offerto almeno una momentanea vittoria al primo ministro Benjamin Netanyahu. Ma, domenica, l’euforia stava già lasciando il posto a una realtà più dura. Il pesante assalto aereo e terrestre che ha accompagnato il salvataggio ha portato alla morte di decine di palestinesi, compresi i civili, secondo i funzionari sanitari di Gaza, compromettendo le affermazioni di Israele secondo cui l’operazione è stata un successo clamoroso, almeno a livello internazionale. E l’operazione non è riuscita a risolvere nessuno dei profondi dilemmi e delle sfide del governo israeliano, secondo gli analisti.

ASHARQ AL-AWSAT (GB): Il segretario di Stato americano Antony Blinken torna in Medio Oriente questa settimana mentre un accordo di cessate il fuoco proposto a Israele e Hamas è in bilico dopo il drammatico salvataggio di quattro ostaggi israeliani detenuti a Gaza in un importante raid militare e disaccordi nel governo del primo ministro Benjamin Netanyahu. Senza una risposta ferma da parte di Hamas alla proposta ricevuta 10 giorni fa, Blinken lunedì inizierà la sua ottava missione diplomatica nella regione dall’inizio del conflitto in ottobre. Incontrerà il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi al Cairo prima di recarsi in Israele, Giordania e Qatar. Mentre il presidente Joe Biden, Blinken e altri funzionari americani hanno elogiato il salvataggio degli ostaggi, l’operazione ha provocato la morte di un gran numero di civili palestinesi che potrebbero complicare la spinta al cessate il fuoco incoraggiando Israele e indurendo la determinazione di Hamas a continuare a combattere nella guerra iniziata con il suo attacco contro Israele il 7 ottobre scorso.

THE WALL STREET JOURNAL (USA): Gli Stati Uniti offriranno un trattato di difesa storico all’Arabia Saudita nel tentativo di stimolare l’accordo di normalizzazione con Israele. La Casa Bianca sta cercando di mantenere gli sforzi diplomatici regionali più ampi in mezzo a mesi di infruttuosi colloqui per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas. L'amministrazione Biden è vicina alla finalizzazione di un trattato con l'Arabia Saudita che impegnerebbe gli Stati Uniti ad aiutare a difendere la nazione del Golfo come parte di un accordo a lungo termine per incoraggiare i legami diplomatici tra Riyadh e Israele, hanno detto funzionari statunitensi e sauditi. Ma il successo dello sforzo diplomatico dipende dall'impegno di Israele a creare uno Stato palestinese separato e, più immediatamente, a porre fine alla guerra a Gaza, una proposta improbabile dopo mesi di infruttuosi colloqui per il cessate il fuoco e un raid israeliano nel fine settimana per recuperare ostaggi nel cuore del territorio.

KOMMERSANT (RUSSIA): BRICS, la principale associazione del mondo non occidentale, non è in grado di accogliere tutti. A Nizhny Novgorod lunedì si apre una riunione dei ministri degli esteri dei paesi BRICS, che si terrà in un formato esteso con la partecipazione di un gruppo di Stati amici che non fanno parte di questa associazione. I partecipanti alla riunione ministeriale discuteranno i modi per sviluppare l’organizzazione di fronte a un afflusso di paesi che desiderano unirsi a loro. Uno dei temi caldi è la possibilità di adesione della Turchia, un paese della NATO, con stretti rapporti con gli Stati Uniti e l’UE. Dopo aver attraversato due ondate di espansione, il BRICS è costretto a limitare l’ammissione accelerata di nuovi membri per i quali si crea una nuova categoria: i paesi partner.

NIKKEI (GIAPPONE): La legge sull’immigrazione riveduta del Giappone entra in vigore tra le preoccupazioni relative ai diritti umani. Le regole rendono più facile espellere le persone che chiedono ripetutamente lo status di rifugiato. La nuova legge ha suscitato un dibattito sul trattamento del Giappone degli immigrati senza documenti, mentre il paese cerca di attirare più lavoratori stranieri per affrontare il suo declino demografico.

NEZAVISIMAYA GAZETA (RUSSIA): Gli esperti del settore dell’oil and gas hanno sostenuto le conclusioni del rapporto del capo di Rosneft Igor Sechin al pannello energetico del Forum economico di San Pietroburgo. L’amministratore delegato della più grande compagnia petrolifera russa ha affermato che la transizione energetica ampiamente pubblicizzata in Occidente non è sostenuta da fonti redditizie e sarà vantaggiosa per coloro che vogliono rafforzare la struttura unipolare dell’ordine mondiale. Sechin ha definito la “transizione verde” come una forma speciale di neocolonialismo per i paesi in via di sviluppo e ha chiesto una nuova strategia per fornire energia affidabile e sicura a prezzi equi su misura per le esigenze dei consumatori.

GLOBAL TIMES (CINA): Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il suo omologo francese Emmanuel Macron hanno preso di mira la Cina durante la visita di Biden in Francia. Biden ha chiesto “libera navigazione” nell'Indo-Pacifico mentre Macron ha chiesto un'azione “coordinata” contro la cosiddetta “sovraccapacità” in Cina. Gli osservatori cinesi hanno detto che gli Stati Uniti mirano a portare i loro alleati nella regione indo-pacifica per sostenere la propria strategia e per espandere la propria presenza, mentre la sana cooperazione economica e commerciale Cina-UE sarebbe influenzata se l’UE imponesse tariffe sulle merci cinesi. La visita di Biden arriva quando gli Stati Uniti stanno cercando di mantenere le loro alleanze in Europa mentre emergono crescenti crepe sul conflitto in Medio Oriente e le preoccupazioni per il ritorno di Trump al 1600 di Pennsylvania Avenue.

ASAHI SHIMBUN (GIAPPONE): L’influente sorella del leader nordcoreano Kim Jong Un ha avvertito di una nuova risposta contro la Corea del Sud se il Sud continuerà a trasmettere con gli altoparlanti e a spargere volantini mentre la tensione è sempre più alta. “Se la Corea del Sud effettuerà simultaneamente la diffusione di volantini e la trasmissione di provocazioni attraverso il confine, sarà senza dubbio testimone della nuova azione di contrasto della RPDC”, ha detto Kim Yo Jong in una dichiarazione. La Corea del Sud ha ripreso le trasmissioni con altoparlanti diretti alla Corea del Nord domenica, ha detto il suo esercito, in seguito a un avvertimento che chiedeva a Pyongyang di smettere di inviare nel sud palloncini pieni di spazzatura.
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